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Titolo originale: Marie Antoinette
Regia: Sofia Coppola
Sceneggiatura: Sofia Coppola
Montaggio: Sarah Flack
Musica: Brian Reitzell
Fotografia: Lance Acord
Interpreti principali: Kirsten Dunst, Jason Schwartzman, Judy Davis, Asia Argento, Steve Coogan
Origine : Usa, 2006
Durata: 120'
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La storia di Maria Antonietta, quattordicenne consegnata al Regno di Francia e promessa sposa di Luigi Augusto, con le
interferenze della contemporaneità. Sofia Coppola ritrae ancora una volta un'adolescente senza guida e riferimenti, come
nei suoi precedenti e bellissimi Il giardino delle vergini suicide e Lost in traslation, rileggendo questa
volta una storia del passato sempre raccontata in una sola maniera, con un'unica forma, quella cioè che ha sempre
demonizzato la figura della giovane regina. Non solo la Coppola si affida al romanzo di Antonia Fraser, "Marie Antoniette:
The Journey", che teorizza questo originale punto di vista, ma offre pure una descrizione affettuosa e intelligente del
personaggio, perso tra le ricchezze e le farse della reggia di Versailles. E' una vera ricodificazione contemporanea quella
concepita da Sofia Coppola, che passa sulla pelle vellutata di Kirsten Dunst e che si fa sentire attraverso una colonna
sonora a colpi di rock anni '80 firmata con stile New Romantic da Bow Wow Wow e Adam Ant (presenti anche nel film come
comparse). Meno necessario di Lost in traslation. Più avvincente di Il giardino delle vergini suicide. Comunque è ancora
un'esperienza da vivere, non si sente aria di riciclato, anzi si è catturati dallo sguardo di donna della Coppola che
cattura gli sguardi ingenui e desiderosi di un'altra donna.
DAZEROADIECI: 8
MATTEO MAZZA
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Quattordicesima di quindici figli, all’età di quattordici anni, per ragioni di stato, Maria Antonietta d’Asburgo Lorena
(Kirsten Dunst), sposa il quindicenne Delfino di Francia Luigi Augusto (Jason Schwartzman). Alla morte di Luigi XV, a
diciannove anni, Maria Antonietta diventa regina. Nel 1789 il suo regno sarà spazzato via dalla Rivoluzione Francese.
Maria Antonietta è persa all’interno della fagocitante corte Versailles, in cui un etichetta assurda scandisce ogni attimo
della giornata, che si passa sotto gli occhi di centinai di nobili, servi, e aiutanti, tutti intenti a spettegolare uno
sull’altro. Maria Antonietta percepisce l’ostilità del mondo intorno a lei, sposata rafforzare un’alleanza che scricchiola
quasi subito, percepita come nemica, con un marito che non la tocca e con un matrimonio che non viene consumato, tenuta
sotto pressione da una madre intransigente, non riesce mai ad integrarsi. Il film si concentra sul personaggio di questa
giovane regina, ma attraverso il suo sguardo parla di un periodo storico, e di noi. Maria Antonietta che corre con gli
amici a vedere l’alba sembra una giovane di oggi. Ma Sofia Coppola, pur non mostrandolo mai, riesce a far percepire la
presenza del grande assente di questo film girato tutto all’interno della reggia di Versailles, cioè il popolo parigino
affamato, le cui condizioni stridono al confronto con la spensierata e dispendiosa vita di corte. Sarà proprio questo
sfasamento a portare alla caduta di Luigi XVI e Maria Antonietta e al loro mondo così avulso dalla realtà.
DAZEROADIECI:: 8
DONATA SALA
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La giovanissima Maria Antonietta d’Austria è consegnata al suo destino di delfina, poi regina di Francia. Si sobbarca
l’onere con un sorriso pietrificato che l’accompagna nello sfarzo insensato di Versailles, dove consumerà i suoi anni di
regno nell’inutilità più totale. Unico scopo, consegnare alla Francia l’erede che un Luigi XVI complessato non sa darle.
Unico barlume di personalità, il rifugio bucolico nel Petit Trianon. Unico sussulto reale, l’inchino dinanzi al Popolo che
ne vuole la pelle.
Se l’intento di Sofia Coppola era rappresentare l’incolpevole futilità del personaggio, il risultato è ottenuto. Lo fa con
un film mimetico, perché di una noia mortale, costellato di intarsi kitsch, rock e pop. E costruito su un susseguirsi di
deliberate lungaggini, altrettanto sfibranti. Nessuno scheletro, nessuna polpa, un po’ di originalità sperperata. Si attende
disperatamente che accada qualcosa. Ma l’unica cosa che deve accadere – la ghigliottina – viene tagliata con una scena
conclusiva in linea con la superfluità della pellicola (120’). Facciamoci del male. A boire pour Sofia !
DAZEROADIECI:: 4,5
SAMUEL COGLIATI
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Prendendo le mosse dal background storico della Francia di Luigi XVI, ricostruito a partire dall’interpretazione originale
del libro di Antonia Fraser, Sofia Coppola re-inventa la sua personale Marie Antoinette dandole il volto di Kirsten Dunst,
adolescente tormentata già ne “Il giardino delle vergini suicide”. Il ritratto di un’altra giovane donna “lost”, questa
volta a Versailles. Riprendendo il filo tematico delle sue due precedenti opere ritroviamo lo smarrimento identitario e lo
sradicamento, non solo famigliare e storico, ma anche esistenziale e universale (quest’ultimo meglio raffigurato nel più
riuscito “Lost in translation”) di una donna alle prese con il passaggio all’età adulta. Il racconto della vita di una
teenager regale, ma più contemporanea che settecentesca, tra sbornie, moda, “bulimia” da triptofano, feste da sballo e
albe in compagnia. Il tutto virato in rosa shocking e sulle note del rock New Romantic degli anni ’80
DAZEROADIECI:: 7
BARBARA ARONICA
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Anche le regine piangono. La Coppola racconta la solitudine di Maria Antonietta, trasferita giovanissima dall’Austria alla
Francia per diventare moglie del giovanissimo futuro re di Francia, Luigi XVI; destinati entrambi alla ghigliottina durante
la Rivoluzione. A scapito della cattiva fama della regina spendacciona ed egoista della tradizione, la documentata
ricostruzione della Coppola la racconta come un’adolescente proiettata in un ambiente alieno e in buona parte ostile,
maritata ad un giovane imbelle molto più interessato ai passatempi della caccia che ai trastulli del talamo nuziale, isolata
dal mondo reale da una corte spessa ed impenetrabile (nessun personaggio al di fuori della Corte compare nel film, fino
alle panoramiche sulla massa indistinta che si accalca sotto i balconi della reggia nel finale). La vita di Maria
Antonietta è raccontata come potrebbe esserlo quella tutto sommato sfortunata di un’adolescente di oggi, circondata dagli
agi ma privata della gioia e della libertà. Le musiche (e un paio di scarpe da ginnastica buttate là) attualizzano, ma lo
stile di ripresa è in gran parte molto sobrio, con carrellate (soprattutto nella prima parte, una serie di percorsi
obbligati, culminanti nel padiglione della consegna, dove la ragazza viene privata di tutto quanto possiede del suo
passato per cominciare una nuova vita in Francia), panoramiche che esaltano la costrizione e inquadrature che esaltano
la solitudine. Una vergine suicida lost in Versailles, ma anche una cronaca da Last Days, dove
impercettibilmente si scivola verso la fine, e tutto quanto viene detto a parole, in fondo, è senza importanza e si riduce
ad un chiacchiericcio in sottofondo.
DAZEROADIECI: 7,5
MAURO CARON
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La mia indole anti-monarchica e il “demoniaco inconscio” filo-giacobino mi stanno trattenendo a viva forza, ma come
posso evitare di rimanere incantato dalla colonna sonora di quest’ultimo film di Sofia Coppola?
Scelte coraggiose che rifuggono l’ortodossia di genere: chi avrebbe mai potuto pensare che l’anarcoide voce di Siouxsie
(insieme ai suoi Banshees) potesse scatenare una sfarzosa festa in maschera settecentesca nella notte
parigina; e che la “Plainsong” dei Cure celebrasse in modo così solenne l’incoronazione dei giovani regnanti.
I riff chitarristici degli Strokes (con il loro cantante sciupafemmine Julian Casablancas) eccitano la notte di tradimento
della regina con un misterioso ufficiale svedese. Le note suadenti degli Air e degli Aphex Twin ci accompagnano nei momenti
onirici e “naturalistici” trascinando Kirsten Dunst a letture conviviali dell'illuminista Jean-Jacques Rousseau.
E poi Adam & the Ants (..sì sì quel pellerossa vestito da pirata), i Gang of Four, i Devics, i Bow Wow Wow, i New Order… ce
ne sarebbero da dire…ma vi devo lasciare…il fantasma del mio amico Robespierre se ne frega della musica e mi sta minacciando
con una lama…
MANUEL GIACOMINI
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