FUORISCHERMO

 

SOFIA COPPOLA RACCONTA
IL SUO "MARIA ANTONIETTA"
A CURA DI FUORISCHERMO
SOFIA COPPOLA Maria Antonietta s'immerge nel XVIII secolo in modo scrupoloso ma al tempo stesso possiede un forte respiro contemporaneo. E' anche il ritratto di una giovane donna costretta a crescere troppo in fretta, dipinta da tutti come malvagia e irresponsabile. Un discorso, di fatto, già affrontato nei suoi precedenti film. Quali sono state le intenzioni che vi hanno portato a realizzare un film su una figura così discussa?
Volevamo che tutto fosse il più possibile vicino alla realtà storica che stavamo raccontando; ma la vicenda è costruita e narrata come una qualsasi altra vicenda che si potrebbe svolgere ai giorni nostri. La mia paura più grande era quella di fare un film che somigliasse a una puntata di Masterpice Theatre. Non era assolutamente mia intenzione girare un film che raccontasse un periodo storico attraverso un'arida sequenza di scene fredde, distanti, senza vita. Era molto importante per me riuscire a raccontare la storia a modo mio. Quando ho girato Lost in traslation, volevo che dopo aver visto il film il pubblico si sentisse come se avesse passato un paio d'ore a Tokyo; allo stesso modo volevo raccontare una sotria attraverso la quale lo spettatore provasse sulla sua pelle come doveva essere la vita a Versailles in quel periodo, e che vi si immedsimasse al punto tale da perdersi letteralmente in quel mondo. Conoscevo i soliti luoghi comuni su Maria Antonietta e sul suo stile di vita decadente. Ma non mi ero mai soffermata a riflettere su quanto lei e Luigi XVI fossero giovani. In realtà erano solo degli adolescenti, e a loro venne affidato il compito di guidare la Francia durante un periodo di estrema instabilità politica, per di più mi ha interessato realmente: immaginare questi giovani in quella posizione e poi scavare nelle loro vite, nella loro intimità per tentare di capire cosa devono aver provato crescendo in una situazione tanto estema.

Che tipo di adolescente è la sua Maria Antonietta?
Ho riflettuto ciò che Maria Antonietta ha dovuto sopportare nella sua vita e ho cercato di capire come tutto questo possa aver influito su di lei come persona, e non come sovrana. In Francia la consideravano praticamente un'estranea e come se non bastasse aveva dei parenti che non la approvavano, un marito che non le dimostrava alcun tipo di interesse e un'intera corte immancabilmente critica nei suoi confronti. Si doveva sentire in una situazione simile. La storia la dipinge da sempre come un personaggio malvagio, totalmente negativo, ma più leggevo su di lei, più mi sembrava una giovane molto dolce, un pò ingenua e bisognosa di protezione; e più di tutto una persona di cuore, buona, creativa e realmente ignara del mondo fuori da Versailles.
Dato che il suo matrimonio era tanto infelice, immagino che debba aver comincaito a fare acquisti e ad andare alle feste semplicemente per distrarsi, proprio come farebbe oggi una qualsiasi moglie ricca che si ritrovasse imbriglaita in un matrimonio senza amore. Non doveva avere nessuna voglia di tornare a casa, da quel tipo che immancabilmente la respingeva. Dovette trovare altri modi per distrarsi. I colori sdolcinati, l'atmosfera, la musica da adolescenti, tutto nel film racconta come io ho visto quel mondo dalla prospettiva di Maria Antonietta: viveva nella bambagia. E continuò a viverci fino a quando le cose precipitarono.

Le ha anche dato il volto e lo sguardo di un'affascinante attrice, Kirsten Dunst, perfetta nel ruolo di regina esuberante e sbarazzina.
KIRSTEN DUNST Ogni volta che pensavo a Maria Antonietta, la immaginavo con il volto di Kirsten. E' una biondina piena di vita e di verve che ha tanto da dire, molto più di quanto la gente si aspetti, proprio come doveva essere la giovane regina. Inoltre ha la sua stessa spensieratezza, la sua stessa creatività. E quel fascino venato di profondità. Oltretutto, visto che è in parte tedesca ha la pelle e il look perfetti per la parte. Ero certa che Kirsten avrebbe fatto rivivere Maria Antonietta esattamente come l'avevo immaginata.

Ancora una volta la colonna sonora scandisce profondamente il percorso intimo dei suoi personaggi. Questa volta si è ispirata al New Romantic, non a caso un filone legato al movimento pop degli anni '80 che si rifaceva apertamente agli ideali di stravaganza del XVIII secolo.
La scelta New Romantic mi è sembrata particolarmente adatta perché riesce a cogliere l'essenza, l'anima stessa del periodo, quel misto di freschezza, colore e decadenza. La mia versione della vicenda storica racconta la spensieratezza degli adolescenti in un'epoca decadente. E nello stesso tempo lascia presagire che mentre loro sprofondano nell'oblio del piacere, la rivoluzione è lì, proprio dietro l'angolo.

Anche in questo film è un luogo, o meglio, un contesto e una società a manipolare e condizionare la crescita di una donna. In Il giardino delle vergini suicide era una famiglia bigotta, in Lost traslation l'incomunicabilità di Tokyo, in Maria Antonietta, "soltanto" la reggia di Versailles. Location impegnativa...
Ho avuto maggiore libertà di movimento a Versailles di quanta ne abbia avuto al Parco Hyatt a Tokyo per girare Lost in traslation. E' stato emozionante girare nel luogo in cui molti degli eventi che raccontiamo sono effettivamente accaduti. E ci hanno lasciato molta libertà di movimento. Abbiamo potuto girare la scena del matrimonio della giovane coppia nella cattedrale in cui è stato realmente celebrato e lo stesso vale per la scena alla fine del film in Maria Antonietta esce sul balcone per parlare alla folla. Il fatto di aver girato il film in Francia ci ha permesso di trovare tante persone specializzate proprio nella preparazione di piatti della cucina settecentesca. C'è tutta una tradizione su come il cibo era preparato a quel tempo: era un processo incredibilmente elaborato. Come regista ho avuto il divertente privilegio di fondare un "Dipartimento Dolciario" esclusivamente dedicato a creare un'infinità di amaretti e tutti quei pasticcini rosa così ridicolmente graziosi che usavamo come riempitivo per arricchire il set. La tavolozza del film avrebbe potuto benissimo essere confusa con un vassoio di torte e biscotti.