Il Diavolo vestirà pure Prada, ma a dettare lo stile di questo inverno, ormai alle porte, non sarà Miranda Priestly, la dura
direttrice di Runway, ne la mise da impiegata-chic della giovane Andy Sachs, ma la biondissima Kirsten Dunst nei panni, o
meglio negli abiti, della giovane regina di Francia
Marie Antoniette.
Il Diavolo veste Prada, che avrebbe dovuto rilanciare lo stile newyorkese, tratto dal bestseller di Lauren Weisberger, si è
fatto superare nell’immaginario collettivo, dalla teen queen rosa confetto dell’intellettuale, ma estremamente modaiola,
Sofia Coppola.
Si dice che il "vero" Diavolo sia Anna Wintur, direttrice della rivista Vogue America, la donna che decide lo stile
mondiale, sarà forse proprio per questo che Andy Sachs sulla rivista non ci è mai finita mentre a Marie Antoniette è stata
dedicata la copertina del mese di settembre?
Quindi apprestatevi a mettere nell’armadio tutti quei cappottini verdi che avete comprato, quelle linee semplici, quei
tubini neri e le camice di Valentino in seta, i tailleur di Gucci, le borse Fendi e i foulard Hermès, per cui Miranda
nutre una vera passione, le borse Kate Spade, le giacche, gli occhiali e gli accessori Chanel, gli stivali Louboutin e le
scarpe Jimmy Choo, gli abitini Calvin Klein e i maglioncini DKNY. Abbandonate il bianco e il nero per tuffarvi in un mondo
di colori pastello, di pizzo, di crinoline, di capelli cotonati, al posto della frangetta.
Se Valentino ha fatto da nume tutelare del film di Frankel, comparendo anche in un piccolo cammeo, le scarpe, ossessione di
Marie Anotoinette, sono tutte di Manolo Blanhik, stilista reso celebre in Italia da Sex & The city, very fashonist telefilm
diretto dallo stesso Frankel.
Lo stile di Marie Antoinette è già diventato un culto tanto da ispirare le moda per la prossima stagione: da Miu Miu con le
sue decolletè di vernice con fregio sulla zeppa di legno dorato, all’immagine caramellata che promuove il profumo Juicy
Couture, con parrucche di zucchero filato e colori candy-pop, fino all’iniziativa speciale di Vogue USA, appunto, che oltre
al servizio dedicato al film, ha richiesto a firme del calibro di Balenciaga, Rochas e Mc Queen oltre a Chael, Oscar De La
Renta e Dior di realizzare per l’occasione un abito unico da far indossare a Kirsten Dunst durante il servizio fotografico
di Annie Leibovtz, che l’ha ritratta all’interno del Petit Trainon, l’Arcadia artificiale di Marie Antoinette a Versailles.
Sulle passerelle, quindi, si sono viste comparire maniche a sbuffo, incrostazioni di pizzo, corsetti push-up, nastri e
rendigotes, tutto scintillante e luccicoso. Già la scorsa primavera John Galliano per la sua collezione di Dior si era
ispirato alla regina e alla sua orribile fine con modelle insanguinate, collane di perle, tocchi di rosso, croci gotiche e
parrucche a pouf, acconciatura inventata dal parrucchiere personale di Marie Antoinette, vera fashion victim ante litteram,
che lottò per eliminare i bustini e si fece ritrarre con marsina e pantaloni da cavallerizza, in una posa androgina che
avrebbe anticipato molte mode odierne (basta pensare e Madonna).
Ma oltre ai vestiti l’influenza del film si è estesa a molti altri campi. Le delicatezze da gourmande che la maison parigina
Ladurèè ha creato apposta per il set, i dolci super colorati di cui si abbuffa in continuazione la regina, per arrivare poi
al grande pubblico. Anche nel campo del cibo si è ricreato quel mondo pop-fanciullesco che si è visto nell’abbigliamento:
mini carrozze di cioccolato bianco, scatole di “macarons” glicine con decorazioni roccocò, cammei in cioccolato rosa e alla
rosa il tè da sorseggiare, fili di perle in pasta di mandorle da portare al collo e da succhiare come caramelle. Mentre la
Raynaud, nota per le sue porcellane, propone un servizio da tavola fedele nei minimi dettagli a quello originale della casa
reale francese, il profumiere di fiducia di Gaultier, Dior e Narciso Rodriguez, Francis Kurkadjian, ha ricreato la
fragranza “M.A. Sillage de la Reine”, che, grazie alle tracce fornite dalle ricerche della storica Elisabeth de Feyedeau,
sembra sia esattamente identico a quello preferito da Marie Antoinette con rosa, iris, gelsomino reciso, tuberosa, ambra
grigia e muschio tonko. Esclusivissimo, ne sono stati creati solo mille esemplari in boccette di cristallo dell’antica
manifattura Portieux venduti a prezzi proibitivi, come i dieci flaconi realizzati da Baccarat a ottomila euro disponibili
solo nella boutique del Petit Trianon a Versailles.
Insomma non c’è da stupirsi se Teen Vogue dedica la lettera V del suo nuovo dizionario di stile a Versailles, accostando
portachiavi con cammeo di Killah ad uno dei famosi trenta ritratti dedicati alla regina dalla pittrice Vigée Le Brun.
Pronte quindi ad abbandonare gli abiti firmati, ma poco appariscenti, della devota impiegata Andy Sachs per vivere un giorno
folle da regina di Francia?
Attente, però, a non perdere la testa.