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Titolo originale: Mon meilleur ami
Regia: Patrice Leconte
Sceneggiatura: Patrice Leconte, Jérôme Tonnerre
Montaggio: Joëlle Hache
Musica: Xavier Dermeliac
Fotografia: Jean-Marie Dreujou
Interpreti principali: Daniel Auteuil, Dany Boon, Julie Gayet, Julie Durand, Henri Garcin, Jacques Mathou
Origine : Francia, 2005
Durata: 94’
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Sembra che una delle ossessioni più ricorrenti nei film di Leconte sia la relazione di coppia. Non solo quella sentimentale,
ovviamente. Una relazione a due che si materializza attraverso l’innesto di un corpo esterno all’interno della vita
apparentemente comoda, felice, ordinata, di un altro corpo. Succedeva così nello straordinario L’uomo del treno, era
fortemente sottolineato in Confidenze troppo intime e pare essere il nucleo del discorso anche in questo ultimo Il mio
migliore amico. Ciò che sembra ossessionare Leconte sembra essere questa rivoluzione delle abitudini, o forse, ancora
meglio, un ribaltamento del concetto stesso di intimità. Luogo da preservare nel proprio piatto o specchio di sé stessi
da mettere in mezzo alla tavola e condividere con l’altro? Non importa se per certi versi tutto sembra troppo prestabilito.
Leconte ha la forza e l’energia di chi riesce, con allegria non ruffiana, a cogliere l’essenza delle dinamiche relazionali.
DAZEROADIECI:: 7
MATTEO MAZZA
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Leconte torna un altro racconto di “strana coppia”, stavolta in chiave maschile e in forma di raccontino
filosofico-moralistico. Il mercante d’arte è un uomo arido e senza affetti, più attratto dalle cose che dalle persone, ma
la scoperta che questa sua essenza è riconoscibile nell’immagine che di sé hanno gli altri lo turba e lo sconvolge;
imparato che non ci si può costringere ad essere simpatici e che la simpatia (in senso etimologico) non la si può
improvvisare né comprare, l’incontro con l’ingenuo tassista sognatore e ottimista malgrado i tradimenti della vita gli
farà – alla fine, dopo l’ennesima carognata - riscoprire la propria umanità. Ma è il film stesso – spacciato come prodotto
natalizio – a mancare di simpatia, di umorismo, di umanità, e delle particolari atmosfere psicologiche che Leconte è
riuscito a creare nei suoi film più belli e originali ( Il marito della parrucchiera, Confidenze troppo
intime). Gli attori (Autueil, Boon) non bastano, e il climax della suspense ottenuto grazie ad un quiz televisivo dei
più noti non depone a favore della felicità d’invenzione della sceneggiatura.
DAZEROADIECI: 6
MAURO CARON
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