La scioccante storia raccontata dal film (una vedova di otto anni (!) nell’India degli anni ’30 finisce in una casa per
vedove, dove le donne, abbandonate dalle famiglie, vivono di carità o di prostituzione) è talmente attuale (ancora milioni
di vedove vivono oggi in condizioni non molto dissimili) da avere causato proteste e tumulti di tale violenza tra gli indù
da indurre la produzione a spostare le riprese nello Sri Lanka, a lavorazione già iniziata. Il tema è indubbiamente nobile,
la realizzazione cinematografica, spiace dirlo, un po’ meno. Immagini di esotismo un po’ cartolinesco, romanticismo da
telenovela (i protagonisti della storia d’amore sembrano una
top model - l’unica non rapata di tutta la
casa… - e una specie di Antonio Banderas indiano), e la notizia dei cambiamenti che stanno per investire l’India grazie
all’opera di Gandhi sembrano dei
post-it appiccicati qua e là. Cinema da esportazione, che non a caso, pur in
un’edizione particolarmente coraggiosa degli Oscar, gli americani hanno preferito ad opere personali o innovative come
Volver o
Nuovomondo.
DAZEROADIECI: 5,5
MAURO CARON