Makhmalbaf si trasferisce in India in compagnia di una coppia di coniugi iraniani. Lui è un materialista ateo, lei una
spiritualista in cerca di illuminazione religiosa. Il loro percorso passa attraverso diverse tappe, nelle quali
incontreranno giornalisti indiani e esistenzialisti occidentali, giovanissime prostitute e vecchi santoni. Le immagini
sono belle o bellissime (il laconico
incipit lungo la ferrovia mia ha ricordato, un po’ incongruamente, quello di
“C’era una volta il West” di Leone), ma il film è verboso e inconcludente. Si può capire che la ricerca metafisica possa
non arrivare ad un punto fermo, ma anche la narrazione passa di episodio in episodio senza arrivare a nessun approdo.
DAZEROADIECI: 4,5
MAURO CARON