L’impressione di un mega-spot per l’elezione (a che cosa?) di Al Gore, già truffaldinalmente trombato da Bush alle ultime
presidenziali americane, è dissipata senza pietà dall’evidenza sconvolgente dei dati che il non-presidente, ormai dedito a
tempo pieno a campagne di sensibilizzazione ecologica, ci espone durante il film. Con discorsi, immagini e grafici (forse i
più impressionanti di tutti, quelli che meglio fanno capire come ci stiamo dirigendo verso una dimensione al di fuori della
storia conosciuta e della natura così come è stata negli ultimi secoli e millenni) Gore ci conduce per mano nella
catastrofe ventura, imminente e forse inevitabile. L’opera dell’uomo ha cambiato il clima del pianeta e continuerà a
cambiarlo nei prossimi anni e decenni, causando danni che si prospettano di proporzioni cataclismatiche: tanto per citarne
qualcuno, carenza d’acqua, desertificazione, innalzamento delle acque, sommersione di aree costiere, esodi di popolazioni
di proporzioni bibliche. Il tentativo finale di propinarci almeno una piccola dose di ottimismo americano (se ce la
mettiamo tutta possiamo ancora farcela) è tardiva: difficile dormire ancora sonni tranquilli (o pensare a qualsiasi altro
tema politico che non sia la difesa del futuro dell’umanità e del mondo) dopo aver visto il film. Che proprio per questo è
da vedere e far vedere. A tutti.
DAZEROADIECI: 8
MAURO CARON