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Titolo originale: The Burning Plain
Regia: Guillermo Arriaga
Sceneggiatura: Guillermo Arriaga
Montaggio: Craig Wood
Musica:
Fotografia: Robert Elswit
Interpreti principali: Charlize Theron, Kim Basinger, Jennifer Lawrence, José María Yazpik, Joaquim de Almeida, Tessa Ia, Diego J. Torres, Brett Cullen, J.D. Pardo, Fernanda Romero, Danny Pino, Stacy Marie Warden, Taylor Warden, TJ Plunkett, Kacie Thomas
Origine : USA, 2008
Durata: 147'
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Sarà anche un film complicato (nella sceneggiatura a incastro che alla lunga potrebbe stancare, negli intrecci un po’ troppo “casuali” per essere credibili, nella chiusa così improvvisa per alcuni e frettolosa per altri) ma non è privo di interesse The Burning Plain. Di questi personaggi, che in certi casi sarebbe meglio definire creature, non si può dire che non appartengano, anzi, che non aderiscano, perfettamente al cinema di Arriaga, genio messicano che di nome fa Guillermo ma che da sempre è accostato al compaesano Alejandro Gonzales Inarritu, per il quale e con il quale ha scritto (e verrebbe da dire pure diretto, ma questa è un’altra storia/disputa) la trilogia del dolore/morte di Amores perros, 21 grammi e Babel . Ma Guillermo è stato anche il creatore della storia di Le tre sepolture, esordio dietro la macchina da presa di Tommy Lee Jones, un film che varrebbe la pena ricordare o recuperare prima di avvicinarsi a The Burning Plain per l’attenzione con cui Arriaga comprime gli spazi, le tensioni, le emozioni dei suoi personaggi. Due film diversi ma simili, che spingono verso la direzione cui mira l’esordiente regista ma esperto cineasta: la distanza umana (fisica e spirituale) dal senso. Pur condividendo con i personaggi degli altri film fattori destabilizzanti come il destino e il dolore, è forse il caso di notare che, per Arriaga, il confronto con gli elementi naturali non è un valore a sé, in quanto rivela la natura delle persone che lo vivono. La pianura del film brucia nella relazione clandestina che esplode di sentimento, pulsioni, fisicità. Arriaga supera i confini del melodramma e fonde gli estremi del romanticismo e della tragedia creando un nuovo genere nel quale solo i suoi personaggi possono vivere. È un mondo fatto di incastri, ritorni, rimandi e ripetizioni, dove gli elementi naturali trovano un motivo per esistere se connessi al tempo e alla vita delle persone. Il peccato, il senso di colpa, la redenzione, il percorso intimo e originale di ciascuno per recuperare la forza di andare avanti a vivere e a sperare.
DAZEROADIECI:: 8
MATTEO MAZZA
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Chissà perché The Burning Plain malgrado il titolo, ha lasciato fredda la critica che l’ha visto al festival di Venezia e che l’ha accusato di manierismo e di voyeurismo del dolore. Certo, la trama tripartita e ad incastro (come già in Amores perros, 21 grammi, Babel, tutte sceneggiature firmate dallo stesso Arringa, che qui prende la responsabilità anche della regia, negli altri casi affidata al fiammeggiante Inarritu), può non sorprendere più (e il “trucco” temporale che sta alla base della sorpresa finale non è così difficile da intuire nel corso della narrazione), ma può legittimamente essere letto come un marchio d’autore. Il disegno dei personaggi d’altra parte è onesto e credibile, e assegna a ciascuno di essi una valida motivazione per gli errori che sta per commettere. Molto buona anche la direzione degli attori. La Theron al di là e perfino al di sopra della propria bellezza sembra in grado di affrontare qualsiasi ruolo e la Basinger ha la preziosa occasione di un’interpretazione dolorosa e sentita. E anche la terza donna, la diciottenne Lawrence, tra due nomi così ingombranti, dà una prova di tutto rispetto.
DAZEROADIECI: 8
MAURO CARON
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