|
Titolo originale: Signorinaeffe
Regia: Wilma Labate
Sceneggiatura: Domenico Starnone, Wilma Labate, Carla Vangelista
Montaggio: Francesca Calvelli
Musica: Pasquale Catalano
Fotografia: Fabio Zamarion
Interpreti principali: Filippo Timi, Valeria Solarino, Sabrina Impacciatore, Fausto Paravidino, Clara Bindi, Gaetano Bruno, Luca Cusani, Marco Fubini, Giorgio Colangeli, Fabrizio Gifuni.
Origine : Italia 2007
Durata: 95'
|
Sono nata nel 1980 e confesso che Signorinaeffe di Wilma Labate mi ha fatto un certo effetto, nonostante tutto. Il
film non riesce a restituirci un’immagine sufficientemente efficace della natura degli eventi e del momento storico del
nostro Paese anche a causa di una sceneggiatura che tende ad appiattire la psicologia dei personaggi, ma resta a suo modo
ancorato alla realtà dei durissimi trentacinque giorni di sciopero in Fiat dopo l’annunciato licenziamento di ben
venticinquemila operai, grazie all’utilizzo di filmati dell’epoca che inquadrano i volti veri di chi visse quella lotta. E
si può guardare più da vicino, all’interno del microcosmo familiare di Emma, la protagonista. Una ragazza che è stata
assunta in Fiat come impiegata, non senza raccomandazioni, e che desidera fortemente dimenticare le origini meridionali e
la mentalità dei suoi. Pur con alcune situazioni un po’ stereotipate, è questa la parte del racconto più genuina e che
contiene in nuce, a partire dalla lunga scena del pranzo durante il quale Emma e Sergio si ritrovano alla stessa tavola,
ciò che sarà la deflagrazione degli equilibri e dei rapporti tra i personaggi. Con la figura del padre, capofamiglia
abituato a disprezzare gli ex colleghi ora in sciopero ed ormai abituato a pensare con la testa dei padroni. Felici le
intuizioni della scena in cui gli impiegati si impongono di entrare in fabbrica alle quattro del mattino per riuscire ad
evitare i picchetti ai cancelli, durante la quale si avverte una certa partecipazione emotiva da parte della regista (che
peraltro ritengo sinceramente partecipe, nelle intenzioni, delle vicende umane di questo amaro capitolo di storia italiana).
Non stiamo a chiederci come davvero siano andati gli anni successivi a quel cupo 1980: sta a noi immaginare tutti i
sentimenti e le difficoltà dei due protagonisti e di tutti coloro che nello sciopero furono coinvolti. Emma e Sergio sono
lì, dopo una dissolvenza in nero che dura ventisette anni, con il loro sguardo invecchiato che trapela rassegnazione. A
dirci che, nonostante tutto, non possiamo dimenticare quanto è accaduto.
DAZEROADIECI:: 6,5
JESSICA PERINI
|
Lotta di classe e passione amorosa. L’ultimo grande sciopero operaio, quello della Fiat del 1980, alla soglia di
licenziamenti di massa, conclusosi con una gigantesca sconfitta. La bella impiegata con famiglia operaia siciliana alle
spalle divide il proprio interesse amoroso tra un ingegnere vedovo con figlia e un operaio immigrato: a favore dell’uno
c’è la prospettiva di un futuro socioeconomico sicuro ed emancipato, a favore dell’altro il fuoco oscuro della passione
erotica. Finirà per adattarsi all’aria dei tempi: ma la “vittoria” di Emma, così come quella della Fiat, lascia l’amaro in
bocca e si espone al rimpianto di un amore e di un’epoca che non ci sono più. Lo spunto è interessante, e tutti gli
interpreti hanno la fisicità necessaria; ma tutto il film sembra mancare della necessaria fluidità: dialoghi, narrazione,
interpretazione, design sonoro (tra una faticosa presa diretta e invadenti interventi musicali): tutto procede un po’ a
scatti, con una specie di sfiducia nella propria capacità di racconto che spinge la Labate a inserire più volte titoli di
giornale o spezzoni d’epoca esplicativi o documentativi. Una bella occasione, non pienamente realizzata.
DAZEROADIECI: 6,5
MAURO CARON
|
|