FUORISCHERMO

 

SHORTBUS
FLYER
Titolo originale: Shortbus
Regia: John Cameron Mitchell
Sceneggiatura: John Cameron Mitchell
Montaggio: Brian A. Kates
Musica: Yo La Tengo
Fotografia: Frank G. DeMarco
Interpreti principali: Sook-Yin, Paul Dawson, Justin Bond, PJ DeBoy, Raphael Barker, Jay Brannan
Origine : Usa, 2006
Durata: 102’
 
 
 
 
 

FLYER Strano oggetto, questo Shortbus. Incorniciate da belle riprese d’animazione che entrano dalla finestra in alcuni caseggiati newyorkesi, le presentazioni di alcuni dei protagonisti (di storia corale trattasi) avvengono con: un’autofellazione acrobatica, un rapporto di sesso in cui vengono esplorate parecchie delle posizioni possibili in questo senso, una prostituta specializzata in masochisti al lavoro. E si continua con: orge molto numerose e partecipate (nel locale che dà il titolo al film), eiaculazioni a vista, rapporti omosessuali a tre (mentre si canta l’inno nazionale americano), terapiste sessuali alla ricerca del (proprio) orgasmo anche con l’ausilio di gadget elettrici e telecomandati. Tutto, o buona parte, rigorosamente hard. E non siamo in una sala a luce rossa, ma al Festival di Cannes… Una rappresentazione così sfacciata ed esplicita del sesso su grande schermo – al di fuori del circuito specializzato ormai scomparso – lascia abbastanza spiazzati e rende nello stesso tempo più difficile appassionarsi ai drammi (francamente di limitatissimo interesse) che affliggono i protagonisti. In uno spirito libertario e libertino molto anni ’70, comunque, non c’è problema che non possa risolversi con una gioiosa orgia, tutti panicamente a fare sesso con tutti, senza distinzioni di sesso, razza, età, stato sociale o qualunque altra bazzecola del genere.
DAZEROADIECI: 5,5

MAURO CARONMAURO CARON


FLYER Il film scandalo dell’ultimo festival di Cannes con numerose scene di sesso esplicito, masturbazioni varie ed assortite, “travestimenti”, orgie di gruppo, rapporti sadomaso. orgasmi a volontà… il tutto ambientato in questo alternativissimo locale newyorchese che dà il titolo al film, Shortbus appunto. Provocatorio e abbastanza velleitario tentativo di descrivere la solitudine, il vuoto e la spasmodica ricerca di affetto dell’uomo (e della donna) contemporaneo attraverso la corporeità e l’amore libero sessantottino aggiornato e s-corretto. Alla fine, zero adrenalina, un bel po’ di cattivo gusto e molti sbadigli.
DAZEROADIECI:: 5
GIANLUCA CASADEIGIANLUCA CASADEI