FUORISCHERMO

 

PARANOID PARK
FLYER
Titolo originale: Paranoid Park
Regia: Gus Van Sant
Sceneggiatura: Gus Van Sant
Montaggio: Gus Van Sant
Musica:
Fotografia: Christopher Doyle, Kathy Li
Interpreti principali: Gabe Nevins, Dan Liu, Jake Miller, Taylor Momsen, Lauren Mc Kinney, Olivier Garnier, Scott Green.
Origine : Francia, USA 2007
Durata: 85'

FLYER Gus van Sant dopo Elephant (e in un certo senso anche dopo Last Days) prosegue con il suo cinema adolescenziale e afasico, con giovani ragazzi maschi (e in genere carini) sperduti e incompetenti di fronte alla sfide della vita e della responsabilità e al manifestarsi della morte, lasciati soli in un mondo ostile che gli adulti hanno abbandonato, persi a loro volta in altri invisibili problemi. Privo di punti di riferimento genitoriali e in generale adulti, il protagonista di Paranoid Park si sfoga con la scrittura; van Sant, sembrerebbe, si sfoga invece con il cinema, impaginando lunghe sequenze di skate-board in formati cinematografici diversi ma tutte tese alla ricerca di una bellezza estetizzante e un po’ manieristica. Elephant aveva stupito per la sua originalità, per la sua secchezza scevra di giudizi morali; ma le ultime due prove di van Sant fanno temere che il suo cinema si sia infilato in un vicolo cieco.
DAZEROADIECI: 6,5
MAURO CARONMAURO CARON


FLYER Un film, un racconto, un ritratto generazionale, uno sfogo artistico, un vicolo cieco, una spirale allergica, un viaggio nell’inconscio. Insomma, Paranoid Park di Gus Van Sant è tutto questo ma certamente è anche un percorso acido e visionario di redenzione e nulla, che racconta percezioni e sensazioni di un giovane alla deriva o alla ricerca, a seconda dei punti di vista, attraverso l’uso sfrontato, eccessivo, coerente e romantico della musica. Da Nino Rota a Beethoven, da Elliot Smith a Ethan Rose il background di musicale di Paranoid Park sfiora temi assoluti che immergono in una visione audiovisiva completa, destabilizzante e sconvolgente perché lo sguardo si mescola all’ascolto, la vista all’udito. Come accadeva in Elephant e in Last Days, decisamente più estasianti e perforanti, Paranoid Park colloca gli adulti in zone periferiche, lontani dai ragazzi. Un atto d’accusa che si amplifica ulteriormente quando Alex e i suoi simili ammettono le loro mancanze, o limiti, o disinteressi. Come la guerra, o l’ambiente. Già. Ecco che, quindi, lo skate sembra diventare l’unica forma di espressiva libertà. Sembra, ma in fondo non lo è affatto. Straordinaria la sequenza nella doccia (luogo feticcio per Van Sant?)
DAZEROADIECI:: 8
MATTEO MAZZAMATTEO MAZZA