Paolo Virzì affronta per la prima volta il cinema in costume gettando un’occhiata dietro le quinte della Storia con la S
maiuscola, seguendo il romanzo di Ernesto Ferrero nell’ipotizzare cose che avrebbero potuto succedere durante il soggiorno
di Napoleone nel breve esilio all’Elba del 1814. E’ un’occasione per ripensare al rapporto tra cittadino e potenti, tra
spirito democratico e fascinazione per il
leader carismatico (oggi si chiama
premier – vedi nel film le
discussioni sul “miracolo” napoleonico) di turno. Eppure il suo cinema, ben fatto, ben recitato, ben ambientato, lascia
sempre un pizzico di insoddisfazione e rimane di difficile classificazione. Diverte ma non sposa mai completamente la
commedia o il comico; fa pensare ma rimane sempre un po’ in superficie; disegna caratteri ma l’abbozzo non diventa mai
ritratto compiuto. Auteil è adeguato al ruolo nel rappresentare un Imperatore con barba lunga e tempo da perdere; e anche
il resto del cast funziona, con simpatici schizzi dei caratteri minori affidati a Ceccherini (una positiva sorpresa,
affrancato dai ruoli sboccati che gli sono soliti), Mastandrea, Impacciatore e Inaudi.
MAURO CARON