Vita, morte e malefatte di Jacques Mesrine, ultimo dei grande gangster francesi, ricercato numero 1, pericolo pubblico, ma anche icona della ribellione, eversore, icona popolare, abile manipolatore dei media. Riceht disegna un progetto ambizioso e si prende addirittura lo spazio di due film (come ha fatto Soderbergh per la più nobile biografia del Che) per disegnare la parabola esistenziale del protagonista. Ne
L’istinto di morte (il titolo è quello dell’autobiografia dello stesso protagonista, ma appare abbastanza inadeguato ad un personaggio dal vitalismo sfrenato) Mesrine compare già adulto, figlio unico di genitori piccolo-borghesi, dai quali torna e subito fugge dopo la pesante esperienza della Guerra d’Algeria. Alla ricerca di soldi facili, Mesrine inizia una serie rocambolesca (ma, garantiscono, assolutamente autentica), di furti, rapine, rapimenti, uccisioni, imprigionamenti, fughe. Sul suo movimentato percorso incrocia molti personaggi: amici, complici, padrini, mogli, figli, amanti, criminali, rivoluzionari, miliardari, reclusi, direttori carcerari (le carceri del Quebec canadese degli anni ’70 vengono descritte come lager crudeli). Al centro della saga un Cassel fisico e nervoso come sempre, alle prese con un grande ruolo (se non altro per la durata del film) e via via affiancato da bei nomi del cinema francese, tra cui spicca in questa prima parte quello di Gerard Depardieu nel ruolo di un padre/padrino. Tra citazioni del polar francese e del cinema ribelle degli anni ’70, difficile avere il tempo di annoiarsi. E ci si mette in attesa della prossima puntata.
DAZEROADIECI: 7
MAURO CARON