Il film di Marra è coraggioso quando s’interroga sulla natura del bene e del male attraverso gli sguardi del suo
protagonista (l’esordiente Michele Lastella) spesso inquadrato di spalle o dietro il riflesso di una finestra. Il ritratto
costruito sul giovane finanziere che sogna di sfondare come imprenditore è il tentativo audace di graffiare la coscienza
dello spettatore su un tema complesso e scomodo come la corruzione. Il regista di
L’udienza aperta accoglie quindi
la sfida instaurando un rapporto con lo spettatore in grado di fornire tutti gli elementi chiave per individuare le ragioni
del protagonista, specchio di un cinismo che non si ferma davanti a nulla.
L’ora di punta, però, raggiunge una
certa solidità soltanto grazie al racconto delle due relazioni sentimentali, opposte ma significative e capaci di
raccontare chi è veramente Filippo, i suoi cambiamenti, le sue scelte. Il resto è un po’ fragile, qualche soluzione
forzata e qualcosa, è pure dimenticata. Ad esempio: la madre che fine ha fatto?
DAZEROADIECI:: 6
MATTEO MAZZA