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Titolo originale: Le rose del deserto
Regia: Mario Monicelli
Sceneggiatura: Mario Monicelli, Alessandro Bencivenni, Domenico Saverni dal romanzo di Mario Tobino
Montaggio: Bruno Sarandrea
Musica:
Fotografia: Saverio Guarna
Interpreti principali: Michele Placido, Giorgio Pasotti, Alessandro Haber, Fulvio Falzarano, Moran Atias
Origine : Italia, 2006
Durata: 102’
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Le rose del deserto, ovvero, la guerra d’Africa vista e vissuta da un reparto medico speciale dell’esercito italiano.
Facciamo finta che questo film senza capo né coda non venga mai inserito nella filmografia del grande Mario Monicelli!
Qual è il senso di questa operazione? Secondo il regista “recuperare alla memoria un capitolo poco conosciuto (e
fortunato) della storia della seconda guerra mondiale”; probabilmente c’è una volontà di smascherare l’assurdità della
guerra, di tutte le guerre. Ma tutto questo all’interno di una scrittura debolissima, in un film “infarcito” di banalità e
luoghi comuni, con situazioni involontariamente grottesche e ai limiti della credibilità; il tutto interpretato da attori
smarriti e confusi (un Pasotti così, non me lo sarei aspettato neppure nel peggiore degli incubi), quasi a chiedersi il
motivo profondo della loro presenza sulla scena e, in seconda battuta, in un film del genere. Per non parlare delle molte
situazioni sgradevoli, delle gag e delle battute “improvvisate” che non riescono a far ridere nessuno ma che anzi ammantano
l’atmosfera di gelo (su tutte la fine del film) ed effetti “artigianali” e senza necessità come quello dell’accelerazione
“ad effetto comica” delle sequenze in cui compare il generale interpretato dal critico Tati Sanguinetti (l’unico che si
salva dal marasma interpretativo).
E a dispetto di quanto afferma Monicelli, “La guerra di Libia, persa come tutte le altre, non è stata quasi mai materia
di trattazione cinematografica e trovavo molto stimolante confrontarmici (…)” se volete veramente recuperare questo
capitolo poco “glorioso” della nostra Storia, tutte le contraddizioni e le miserie degli uomini che lo hanno causato e il
coraggio di quelli (soldati e non) che lo hanno interpretato, allora andatevi a recuperare in dvd il bellissimo (e molto
meno reclamizzato) El Alamein di Enzo Monteleone: anche se non si tratta di Libia, bensì d’Egitto (la sostanza del
conflitto che ha coinvolto le truppe italiane nel Nord Africa non cambia) ne vale decisamente la pena.
DAZEROADIECI: 4
GIANLUCA CASADEI
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Monicelli, che sta per compiere 92 anni, va nel deserto e gira un film ispirandosi al conterraneo Tobino, raccontando le
poco epiche gesta di un reparto militare italiano nella poca gloriosa guerra d’Africa. Lo fa con uno stile scontroso,
sbrigativo, caustico, che rasenta l’approssimazione e sfiora la brutalità, come nel brusco finale. In più, non contento di
rievocare un’impresa bellica non proprio onorevole, come lo sono tutte le guerre, gioca con gli anacronismi, facendo
discettare i soldati italiani del problema del velo islamico o dell’escissione del clitoride, facendo proclamare ad un
ufficiale dell’esercito fascista che gli italiani sono venuti in Africa a portare la democrazia e ridicolizzando il
generale imbecille con delle accelerazioni da cinema muto. Tra attori non professionisti (scelti sul tipo fisico
dell’italiano d’epoca), un Haber gigione e un Pasotti svagato, il personaggio migliore tocca a Placido: un frate che in
attesa del Regno dei Cieli si adopera in tutta concretezza a cercare di rimediare ai difetti lasciati sulla terra da un
Creatore distratto.
DAZEROADIECI: 6,5
MAURO CARON
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