E’ uscita un po’ in sordina l’ultima opera di Kaurismaki, che merita invece più considerazione.
Un vigilante tradito dalla vita incontra la donna del destino, che però è ancora una volta cinico e baro. E’ pregevole la
finezza con cui Kaurismaki impagina una delle sue consuete storie di laconici perdenti nella cornice del
noir
(l’intreccio criminoso, l’antieroe dominato dal fato, la
dark lady), giocando col genere con molta più onestà e
adesione di quanto ha fatto, tanto per fare un esempio, De Palma con la sua barocca
Black Dahlia. Il protagonista
può risultare irritante nella sua passività, o meglio nella sua assoluta fedeltà ad un fantasma amoroso non solo
inconsistente quanto letale, e le ambientazioni nordiche e stilizzate possono dare un’impressione di freddezza e di
distacco. Ma il cinema di Kaurismaki sembra sempre animato da una
pietas genuina per i suoi personaggi, e la
solitudine che trasuda dalle opere pittoriche di Edward Hopper, una volta tanto, non è citata a sproposito.
DAZEROADIECI: 8
MAURO CARON