L’ASSASSINIO DI JESSE JAMES PER MANO DEL CODARDO ROBERT FORD
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Titolo originale: The assassination of Jessie James by the coward Robert Ford
Regia: Andrew Dominik
Sceneggiatura: Andrew Dominik, da un romanzo di Ron Hansen
Montaggio: Curtiss Clayton, Dylan Tichenor
Musica: Nick Cave, Warren Ellis
Fotografia: Roger Deakins
Interpreti principali: Brad Pitt, Mary-Louise Parker, Brooklynn Proulx, Dustin Bollinger, Casey Affleck
Origine : Usa, 2007
Durata: 160'
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Cosa si nasconde dietro la morte del famigerato bandito Jesse James? Chi faceva parte della sua banda, e chi mise mano alla
sua morte? A queste e ad altre domande cerca di dare una risposta il film di Dominik, costruito interamente sulla figura di
Jesse James e sul non-protagonista Brad Pitt, sulla ricostruzione e ricollocazione di un’epoca e di un genere, sulla
variante immagine-natura, su quella odio-amore e idolo-gelosia. Il film di Dominik è una tragica (e infinita) vicenda fatta
di lunghe panoramiche, virate malinconiche, pistole e scorribande feroci che, indubbiamente, racconta con passione. Restano
alcuni dubbi sugli equilibri interni del film: il rapporto di figure, ambienti, tempi e azioni. Una sfida coraggiosa, forse
troppo ma non del tutto persa.
DAZEROADIECI:: 6
MATTEO MAZZA
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Il giovane Bob, non riuscendo ad entrare nella leggenda come fuorilegge, tenta di entrarci come assassino a tradimento del
più leggendario tra loro, un Jesse James in disarmo e paranoide. Lungo, noioso, confuso, pomposo. Un post western in cui
Dominik tenta di mettere tutto, l’epica e la sua demistificazione, la statura mitica dei personaggi e la loro esistenza
gretta e meschina, il genere e la sua (psico)analisi, la faccia da divo di Brad Pitt e un andamento antispettacolare, la
deformazione delle immagini attraverso i vetri delle finestre (realismo) e gli effetti flou della fotografia (la leggenda).
Come se avesse voluto fare insieme Furia selvaggia e Missouri, Jesse il bandito e I cavalieri dalle
lunghe ombre, Il ritorno di Harry Collings e Chi uccise Liberty Valance. Troppe cose tutte insieme, e il
ritmo è lento, strascicato, un po’ supponente e un po’ disattento. Dominik riesce a mettere il sale sulla coda del film, ma
per l’appunto è un epilogo tardivo, un appendice che ha quasi una sua indipendenza rispetto al resto del film. Tra gli
incomprensibili verdetti di Venezia 2007, anche quello che assegna la Coppa Volpi come miglior attore a Brad Pitt che nel
film esibisce tre-espressioni-tre: sogghignante (della serie sorrido-ma-sono-una-vipera), occhio acquoso (della serie
sono-un-bandito-ma-sono-afflitto-da-una-profonda-malinconia-esistenziale) e sghignazzante (della serie
cazzo-e-comunque-sono-proprio-fuori-di-testa); battuto da sé stesso in altri film, da altri attori nel concorso, e dal vile
e nevrotico Casey Affleck all’interno di questo stesso film.
DAZEROADIECI: 6
MAURO CARON
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