FUORISCHERMO

 

L'ARTE DEL SOGNO
FLYER
Titolo originale: La science des rêves
Regia: Michel Gondry
Sceneggiatura: Michel Gondry
Montaggio: Juliette Welfling
Musica: Jean-Michel Bernard
Fotografia: Jean-Louis Bompoint
Interpreti principali: Gaël Garcia Bernal, Alain Chabat, Charlotte Gainsbourg, Miou-Miou, Inigo Lezzi, Jean-Michel Bernard
Origine : Francia, 2005
Durata: 105'
 
 
 
 
 

FLYER Il timido Stephane ha un problema: non riesce a distinguere completamente la dimensione del sogno da quella della realtà. Questo implica tutta una serie di conseguenze sul piano affettivo/relazionale e lavorativo. Un affascinante e stordente viaggio senza soluzione di continuità tra il mondo dei sogni e quello del reale. Un regista che finalmente non si limita a svolgere il compitino ma imprime al suo cinema una svolta visionaria suggestiva e personalissima. Una fiction carica di legami con l’arte, la video-arte, l’animazione e il surreale (alcune “ricostruzioni” ricordano le animazioni di Dalì in Io ti salverò di Hitchcock). Unico neo: forse, alla fine, il meccanismo risulta un po’ ridondante e ripetitivo; ma la prima mezz’ora è lisergica
DAZEROADIECI:7
GIANLUCA CASADEIGIANLUCA CASADEI


FLYER Stephane e Stephanie, un uomo e una donna. Un incontro, una casualità, l'attesa e la speranza di un rapporto. Cortocircuiti mentali, sovrapposisizioni visive, alterità sensoriali. Sogni e bisogni di un uomo timido, introverso, chiuso in sè e nella sua vivace, tenera e ingenua convinzione/rappresentazione della vita. Gondry torna a raccontare la coppia e l'amore attraverso la mente, i pensieri e soprattutto i sogni, concentrando tutte le sue attenzioni su invenzioni, paradossi, teorie scientifiche più o meno sperimentali. Di sicuro l'autore francese con questo film (il terzo per l'esatezza della sua carriera) esprime molto di quello che possiede nel cuore e nella testa, comprimendo idee e desideri in visioni e percezioni tanto originali quanto alternative e a tratti inquietanti. Stephane rappresenta l'uomo sognatore a tutto tondo che confonde realtà e visione immaginaria, finzione e concretezza. Un uomo che teme il confronto e il giudizio. Un uomo solo, racchiuso nelle proprie convinzioni inventate a puntino per rispondere alla realtà e all'incompiutezza del relae. Un film divertente, nostalgico (che ricorda un certo tipo di animazione e complesità visiva di altri tempi, oltre ovviamente, l'opera di Salvador Dalì), affettuoso e limpidamente onesto e sincero. Meno fluido e introverso di Eternal Sunshine ma più esplicito e delirante. Il rapporto (di coppia, ma non solo quello) ha tanto bisogno del mondo concreto quanto di quello sognante. Così come il cinema, che attraverso Science of sleep recupera una dimensione troppo spesso sottovalutata e accantonata.
DAZEROADIECI:: 8
MATTEO MAZZAMATTEO MAZZA


FLYER Il titolo italiano (quello originale è The Science of Sleep), rende meglio evidenti quelli che sono il tema del film e la sua forma. In effetti il film ha per protagonista Stephane, un sognatore (il regista ne dichiara con un po’ di ironia le origini autobiografiche della vicenda), nel senso letterale del termine, ovvero un giovane creativo ma disturbato che è contemporaneamente vittima e cultore della propria capacità di sognare, tanto da non essere più in grado di distinguere la realtà vera da quella onirica. Nello stesso tempo l’arte cui fa riferimento il titolo non è solo quella di fuggire o riplasmare la realtà secondo i propri desideri e le proprie paure del protagonista, ma anche quella letteralmente intesa, l’arte contemporanea cui fa riferimento l’apparato figurativo-onirico del film, ricco di performance, creazioni plastiche, opere figurative e animazioni. L’educazione sentimentale di Stephane passa attraverso l’individuazione di un’anima gemella, Stephanie, una giovane altrettanto creativa e schiva, ma un po’ meno folle, per la quale nutre una divorante passione asessuale. Il risultato del film è affascinante ma non del tutto coinvolgente, una sorta di Amelie (il candore del protagonista, l’ambientazione parigina, la mescolanza di mondo reale e di fantasia, la vicenda di amore e ritrosia), non altrettanto rifinito ed emozionante, ma anche, si direbbe quasi, una specie di prologo a posteriori a Se mi lasci ti cancello, rispetto al quale sembra in qualche modo meno maturo. Ma i giovani vi si possono identificare riconoscendosi in alcune delle caratteristiche proprie dell’età: la sensazione della propria unicità ed eccezionalità, quella della pressione di energie e potenzialità non ancora definite ed indirizzate, la difficoltà di farsi capire ed accettare, la difesa della propria individualità che può portare allo scontro con il mondo esterno ma anche con l’oggetto amato.
DAZEROADIECI: 7
MAURO CARONMAURO CARON


FLYER Stephane, tornato a Parigi da poco, trova la sua anima gemella in Stephanie, la vicina di pianerottolo. Due individui soli, eccentrici e visionari si incontrano e capiscono di condividere lo stesso mondo interiore onirico e fantasmagorico, fatto di animali di pezza deambulanti, fiumi costruiti con le carte delle caramelle e strani marchingegni per tornare indietro nel tempo. Un paio di occhiali di cartone per vedere la realtà in 3D, invenzione partorita da Stephane, come simbolico strumento della trasfigurazione e distorsione della realtà operata dalla stessa mente creativa e inventiva del protagonista, che ha grosse difficoltà a distinguere il sogno dal reale, l’esistenza concreta da quella possibile e immaginaria. E allo stesso tempo oggetto paradigmatico di tutto il film, vero e proprio viaggio lisergico e surreale all’interno del mondo personale (e per sua stessa confessione in parte auto-biografico) dell’autore francese. Gondry propone una riflessione sull’amore e sulla difficoltà di riuscire a conservarlo e a viverlo sia nella dimensione ideale che in quella reale, sfruttando e utilizzando al meglio, per dipingere il piano del sogno, le possibilità puramente visive e visionarie che il cinema per il suo stesso statuto offre.
DAZEROADIECI:: 8
BARBARA ARONICABARBARA ARONICA