LA RICERCA DELLA FELICITA'
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Titolo originale: The Pursuit of Happyness
Regia: Gabriele Muccino
Sceneggiatura: Steve Conrad
Montaggio: Hughes Winborne
Musica: Andrea Guerra
Fotografia: Phedon Papamichael
Interpreti principali: Will Smith, Thandie Newton, Jaden Smith, Chandler Bolt, Domenic Bove, Ian Baptiste, Aida Bernardino, Mia Bernardino, Richard Bischoff
Origine : Usa, 2006
Durata: 117'
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Buono l’esordio statunitense per Gabriele Muccino, che anche dall’altra parte dell’oceano imposta i film con la stessa
angosciante velocità dei suoi lungometraggi made in Italy.
Ci si sente quasi consolati nell’assistere alle disavventure di Chris Gardner, ben interpretato da Will Smith che sembra,
però, esagerare in alcuni passaggi in cui il povero Chris non appare solo sfortunato ma….. sembra se le vada proprio a
cercare.
Ispirato alla storia vera di mister Gardner ma ben condito di finzione cinematografica, il film riesce con un mix di gioie
e dispiaceri (decisamente più i dispiaceri, per dovere di cronaca!) a toccare anche i cuori dei più freddi.
Ben amalgamato lo stile incalzante e allo stesso tempo toccante del regista de “L’ultimo bacio” con l’idea della speranza
tutta americana, per cui chiunque può passare in poco tempo dalle stalle alle stelle, o nello specifico da venditore
ambulante a broker di alto livello.
Da sottolineare l’ottima interpretazione di Jaden Smith, figlio sia nel film ( Christopher ) che nella vita di Will Smith,
bravo nel trasmette tenerezza e simpatia.
Molto belle le riprese di una S.Francisco anni ’80, fotografata con maestria sia nella sua vastità di metropoli che negli
spazi più intimi.
Nota di merito alla colonna sonora, anche questa di marchio italiano (composizioni musicali di Andrea Guerra) .
DAZEROADIECI:7,5
SAMUELE TRAMONTANO
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Muccino che è indubbiamente uno degli eredi della commedia all’italiana, di quel cinema medio, intelligente e popolare
insieme, che parlava del presente criticandolo ma anche ridendoci sopra, ma che è contemporaneamente forse il nostro
regista più “americano” (in senso buono: polso registico, ritmo, energia, ottima direzione degli attori, attenzione al
design sonoro) finalmente goes to Hollywood e, lontano dalla ferocia critica di cui è stato oggetto nella
madrepatria (vedi ad es. la sistematica operazione di distruzione messa in opera da “Duel” all’indomani dell’uscita di
Ricordati di me), trova la felicità, ovvero il successo e probabilmente, si spera per lui, anche un’adeguata
gratificazione economica. Tutte le sue abilità sono confermate e la sua abilità nel costruire racconto non si intimidisce
neppure all’interno della macchina produttiva e dello star system hollywoodiano (Will Smith, per dire, si conquista
la sua seconda candidatura al premio Oscar), ma la sceneggiatura è la solita celebrazione del Sogno americano secondo il
quale chi si impegna e ha le qualità verrà prima o poi premiato dal Sistema capitalistico globale, in fondo il migliore dei
mondi possibili. Ma se Chris nel finale entra felice nel flusso dei vincenti, la camera di Muccino, nei titoli di testa, ci
ha mostrato cosa c’è tra i piedi di quel flusso indifferente: bocconi sul marciapiede, i corpi (e l’anima) di quelli che
non sono così smart, e che il Sistema ha abbandonato senza pietà.
DAZEROADIECI: 6
MAURO CARON
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