LA CENA PER FARLI CONOSCERE
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Titolo originale: La cena per farli conoscere
Regia: Pupi Avati
Sceneggiatura: Pupi Avati
Montaggio: Amedeo Salfa
Musica: Riz Ortolani
Fotografia: Pasquale Rachini
Interpreti principali:Diego Abatantuono, Vanessa Incontrada, Violante Placido, Inés Sastre, Francesca Neri, Blas Roca Rey
Origine : Italia, 2006
Durata: 99'
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Giunto ormai al capolinea della sua carriera, Sandro Lanza, un attore di serie B, tenta il suicidio. La mossa è però
soprattutto strategica. Da una parte vuole attirare l'attenzione dei media sul suo personaggio, dall'altra vuole recuperare
il rapporto con le tre figlie dislocate tra Roma, Parigi e Madrid. La grossa quantità di materiale umano offerto da Pupi
Avati è l'essenza del film. Non è l'unica, ma forse è la più importante. I personaggi descritti dal regista bolognese si
muovono come creature autonome, spontanee, genuine. Personaggi e storie vere, vissute, fatte di esperienze che modificano e
indirizzano la vita di ciascuno, anche attraverso i successi o i fallimenti. Un padre e tre figlie, più una donna, che si
incontrano e si guardano negli occhi. Una cena per conoscersi e provare a mettere insieme pezzi di vita, diversità,
apparenze e contrasti. Un tentativo che sa di fallimento. Perché la cena è solo un pretesto. Un'occasione, come suggerisce
Alma Kero a Sandro Lanza, sfuggita perché non colta. E infatti, anche dopo la cena, le strade si dividono nuovamente. Si
sfiora il patetico con qualche eccesso di morale (neve, flash, voce fuori campo), ma l'immagine, anche se sacrificata
spesso per dar spazio al dialogo, torna a comunicare in punti precisi e focali. Ad esempio durante la passeggiata notturna
di Sandro Lanza, quando l'immagine dell'uomo solo che scende le scale si sovrappone a quella di una celebre pubblicità che
rimanda al significato della famiglia. L'immagine mette in mostra l'unità irraggiungibile o, forse, da molti sognata.
DAZEROADIECI:: 7
MATTEO MAZZA
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Lui, Diego Abatantuono, attore ora in declino che cerca un riscatto professionale ma colleziona solo delusioni. Loro,
Vanessa Incontrada, Ines Sastre e Violante Placido, sono le tre figlie che Abatantuono ha avuto in giro per l’Europa
quando la sua carriera andava a gonfie vele, e che ora sono costrette dagli eventi a ritrovarsi tutte insieme per aiutare
il padre. L’altra, Francesca Neri, nella parte di una disperata, nervosa e logorroica signora tanto lontana dai suoi
abituali personaggi. Dietro tutti, Pupi Avati, che firma la regia di un film piacevole, ironico e malinconico. Una storia
in cui l’amaro e il sorriso non finiscono mai di intrecciarsi. La capacità di Abatantuono di trasmettere questo mix di
emozioni è più una conferma che una scoperta; la novità è, invece, l’interpretazione delle tre ragazze, belle e su
ammettiamolo, brave. E’ semplicistico e riduttivo storcere il naso prima della visione pensando alla recitazione
delle varie “veline & co.” nelle fiction della Tv e nelle pellicole dei passati natali! Avati ha effettivamente un po’
rischiato con il trio Incontrada-Sastre-Placido, ma la tre ragazze si sono confermate brave a dar ragione della scelta al
loro regista. Non sono comunque tutte rose e fiori: la trama è spesso lenta, ripetitiva e a tratti la costruzione della
storia è un po’ scontata. Non è certo il capolavoro che ognuno ricerca ad ogni costo per la cineteca personale, ma è
certamente un film che vale il prezzo del biglietto.
DAZEROADIECI:6,5
SAMUELE TRAMONTANO
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Il film è sottotitolato “commedia sentimentale”, definizione che si potrebbe adattare a buona parte della cinematografia
avatiana, sempre intesa ad esplorare le sfumature soffuse dei sentimenti mescolando ad un’onnipresente malinconia qualche
spruzzata di sorriso. Alla prima dimensione, quella dei sentimenti, concorrono i difficili rapporti che un attore in odore
di fallimento cerca di riallacciare con le tre figlie, che ha avuto da tre diverse donne e che vivono in tre diverse
capitali europee, tra malattie, carriere agli sgoccioli, difficoltà coniugali, solitudini, tentativi di suicidio. Alla
seconda soccorre ancora una volta soprattutto il buon Abatantuono, per quanto tenuto a briglia corta e su un registro
sommesso, orbato da un’operazione chirurgica ma dotato ancora di una salutare dose di vitalismo. Nel cinema sottovoce di
Avati, la situazione non deflagra neppure in occasione della cena che le tre ragazze (una più bella, affascinante e carina
delle altre: Sastre, Incontrada, Placido) organizzano per far conoscere al depresso genitore una donna che si rivela essere
una Francesca Neri almeno temporaneamente fuori di testa. Avati rimpiange una generazione di cineasti che è scomparsa o
sta per scomparire (i Germi, i Risi, i Monicelli…) e fa satira sul mondo dello spettacolo d’oggi, che passa soprattutto
per la televisione: il talk show in apertura, cinico e falso, la soap Charme, mediocre e lontana dalla
realtà, l’ineffabile reality Fogne, dal quale ormai non siamo ormai tanto lontani; per regalare al suo protagonista,
prima dei titoli di testa, un’affettuosa filmografia immaginaria di serie B.
DAZEROADIECI: 7
MAURO CARON
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