FUORISCHERMO

 

IRINA PALM
FLYER
Titolo originale: Irina Palm
Regia: Sam Garbarski
Sceneggiatura: Martin Herron, Philippe Blasband
Montaggio: Ludo Troch
Musica: Ghinzu
Fotografia: Christophe Beaucarne
Interpreti principali: Marianne Faithfull, Miki Manojlovic, Kevin Bishop, Siobahn Hewlett, Dorka Gryllus, Corey Burke.
Origine : Belgio, Germania, Lussemburgo, Gran Bretagna, Francia, 2007
Durata: 103'

FLYER Ci si aspettavano grosse risate dalla commedia inglese che ha avuto un’accoglienza trionfale all’ultimo Festival di Berlino. Non che la storia della vedova inglese che per poter curare il nipotino malato si fa assumere in un bordello non strappi qualche risata, soprattutto causate dallo iato comico fra il contegno della donna e il lavoro che è chiamata a svolgere, data l’età e la stazza, nello strip club. Non un film politicamente scorretto, né volgare come una commedia americana, che però di solito usa torte di mele e bionde ossigenate con grosse tette. Il solito panorama dei sobborghi inglesi, con le casette tutte uguali, l’ora del tè, la canasta con le amiche, le ipocrisie che avvolgono la vita della provincia. E su tutto, i buoni sentimenti, la malattia del nipote, l’appoggio della cognata, il perdono del figlio. Un occasione sprecata, forse, per essere davvero dirompenti e sconvolgenti. Era stato più originale e divertente Frears con Lady Anderson presenta.
DAZEROADIECI:: 6
DONATA SALADONATA SALA


FLYER Curiosa coproduzione anglo - belga- franco - tedesco - lussemburghese, con ambientazione tutta britannica ma set sparsi per l’Europa e con protagonista maschile serbo, Irina Palm pone innanzitutto una domanda. Si può fare un film che parla di una donna che per aiutare il nipotino malato masturba gli uomini in un sexy club, mostrando spesso il bambino malato sul letto d’ospedale, ma mai un pene o una goccia di sperma? Basato su uno squilibrio di fondo (melodramma sessuale con mélo ma senza sesso), il film, che ricorda nel suo nucleo tematico Le onde del destino di von Trier, ma con il tragitto della protagonista invertito in senso molto più ottimistico, riesce nel suo gioco virando il tono del film sul fiabesco, e dimostrando che chi è capace di offrire amore (magari nei modi più eterodossi e apparentemente sconvenienti) amore riceverà. Irina Palm avrebbe potuto associarsi alla serie di “nonne” terribili di tanto cinema “carinamente” britannico, ma riesce ad acquistare una sua autonomia, originalità e autenticità grazie alla messa in scena minimalista del Garbarski, che fino ad un certo punto del film tiene celate le carte della commedia, e sull’interpretazione tutta torpidezza, riserbo e goffaggine della Faithfull, a sua volta ex-ragazza terribile del mondo del rock e della vita. Nel regno del commercio (accanto ad Oxford Street) e della mercificazione dell’eros, alla fine, dopo tanto sesso materno (Maggie/Irina arreda lo squallido cubicolo del sexy club come fosse il salottino di casa sua) ma brutale (tristissime le scene delle masturbazioni, che avvengono attraverso un buco in un tramezzo, dove i protagonisti dell’atto sessuale non si vedono mai l’un l’altra), l’abbraccio finale, dove i corpi e le persone – le anime potremmo anche dire - possono unirsi tutti interi arriva davvero con un senso di sollievo e di liberazione. Lodevole per misura ed esattezza l’interpretazione di Manojlovic, un volto conosciuto a chi frequenta il cinema di Emir Kusturica.
DAZEROADIECI: 7,5
MAURO CARONMAURO CARON


FLYER Il film di Garbarski utilizza brillantemente lo sfondo duplice di drama e sexy thing: sembra giocare con i sentimenti e il buon gusto o la morale dello spettatore e invece è, fin dall’incipit, onesto e coerente nel calibrare e gestire lo sguardo dei protagonisti e degli spettatori. Una lezione di stile all’epoca postmoderna che da sempre ricicla materiale di ogni tipo (umano e non). Irina Palm lentamente si trasforma in un’eroina, in una fatina di una favola, in una Donna temporalmente sospesa nel vuoto che la circonda (di relazioni ed esistenze) che compie il gesto unico da compiere: salvare la vita di suo nipote. Il finale, decisamente aperto, ma comunque positivo, segue le linee coerenti di tutto il film. La Faithfull, in tutto ciò, è un’icona precisa. E alzi la mano chi non ha un po’ sentito la voglia di esultare durante l’ultimo incontro con le vicine, nel momento della verità. Salvezza e verità. Materiale non riciclato, questo film, ne ha abbastanza.
DAZEROADIECI:: 7,5
MATTEO MAZZAMATTEO MAZZA