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Titolo originale: The Good German
Regia: Steven Soderbergh
Sceneggiatura: Paul Attanasio
Montaggio: Steven Soderbergh
Musica: Thomas Newman
Fotografia: Steven Soderbergh
Interpreti principali: George Clooney, Cate Blanchett, Tobey Maguire, Leland Orser, Tony Curran, Beau Bridges, Robin Weigert, Dave Power
Origine : Usa, 2006
Durata: 167'
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Postbellico. Luglio 1945. Berlino. Jake Geismer (George Clooney), corrispondente di guerra, ora in divisa, è al centro di un
fitto mistero che coinvolge una sua ex fiamma, l'ambigua Lena Brandt (Cate Blanchett) e il suo autista Tully (Tobey Maguire)
, faccia pulita e anima sporca. Tra i più innovativi in termini di forma filmica, Soderbergh è un regista che abitua lo
spettatore sempre a nuove idee. Anche quando "si limita" a riprodurre il cinema che fu, compiendo una vera e propria opera
di necrofilia. Citando Casablanca, Germania anno zero, Scandalo Internazionale e tutto il noir possibile e immaginabile,
racconta una storia aggrovigliata in misteri complessi e intraducibili. L'ombra del dubbio è sempre presente, assoluta
protagonista di un'operazione nostalgica ma anche filmicamente generosa, ossessionante e passionale. Si resta in bilico tra
la necessarietà o meno del film. Di sicuro si torna a respirare l'aria del passato come raramente si può fare al cinema.
Un'esperienza, già per questo, appagante. Clooney sembra Cary Grant e la Blanchett, mora, strizza l'occhiolino alle grandi
dive come già aveva fatto in The Aviator di Scorsese. Tutto bello e raffinato, forse un pò troppo e il rischio della
sterilità è dietro alla porta.
DAZEROADIECI:: 7
MATTEO MAZZA
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Il titolo italiano, meglio di quello originale, The Good German, dà già quell’aria di vecchio, di titolo da cineteca,
di bianco e nero o al massimo di colori acidi da anni di guerra fredda. Perché effettivamente quello di Soderbergh, regista
instabile sempre alla ricerca di nuove sperimentazioni ma non nuovo ad operazioni di citazione/contaminazione
( Kafka), è un film tutto rivolto al passato, del cinema più che della Storia. Siamo a Berlino, a guerra non ancora
conclusa (la Germania è caduta ma il Giappone continua a combattere fino al bombardamento atomico), mentre a Postdam
Churchill, Stalin e Truman si siedono al tavolo per spartirsi il mondo. Un giornalista americano si muove in una città in
rovina, sulle tracce di un amore abbandonato, tra macerie umane, morali e materiali. La Guerra Fredda incombe e ognuno si
attrezza come può, i Russi depredando la Germania sconfitta, gli Americani facendo ponti d’oro a scienziati nazisti e
assassini. Tutti hanno qualcosa da nascondere, qualche colpa, qualche traffico immorale. Tra Casablanca e Il
terzo uomo, Soderbergh costruisce un noir cinefilo e nostalgico (ascoltate la colonna sonora!), non senza qualche
impaccio nella prima parte, dove al posto dei divi protagonisti (Clooney che prende mazzate a ogni piè sospinto, la
Blanchett che sembra una maschera di cera) recitano le luci e le ombre che la fanno da padrone su corpi visi ed ambienti
(dirige la sofisticata fotografia lo stesso Soderbergh, con l’abituale pseudonimo di Peter Andrews).
DAZEROADIECI:: 7
MAURO CARON
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