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Titolo originale: In memoria di me
Regia: Saverio Costanzo
Sceneggiatura: Saverio Costanzo
Montaggio: Francesca Calvelli
Musica: Alter ego
Fotografia: Mario Amura
Interpreti principali: Christo Jivkov, André Hennicke, Marco Baliani, Fausto Russo Alesi, Filippo Timi, Stefano Antonucci, Rocco Andrea Barone
Origine : Italia / Francia, 2006
Durata: 105’
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Dopo il bellissimo Private, premiato a Locarno, candidato all’Oscar e poi escluso con una gabola, e che considero uno
dei migliori film italiani (e non solo) dell’ultimo decennio, Costanzo torna al cinema infiltrandosi ancora una volta in un
universo maschile (nel film precedente lo era prevalentemente, qui lo è in maniera pressoché totale) concentrazionario (là
la casa militarizzata, qui il monastero in cui un novizio entra per mettere alla prova la propria fede). Con risultati che
mi sembrano nettamente inferiori. A parte il tema meno stringente (là il conflitto israelo-palestinese, qui una ricerca
spirituale all’interno di un’istituzione religiosa) e lo stile meno avvincente (là una tensione e continua e continuamente
rilanciata, in cui le vite delle persone erano continuamente in gioco; qui i ritmi lunghi e silenziosi del monastero), mi
lascia perplesso e tutto sommato abbastanza disinteressato la storia e il suo svolgimento. Una critica non molto incisiva
della Chiesa come istituzione autoritaria; astratti discorsi sulla fede e sull’amore; toni onirici e tempi dilatati in cui
viene adombrato anche un mistero che tale rimane fino alla fine, una recitazione monocorde che assegna a ciascun personaggio
un’unica espressione (il sospettoso; l’accigliato; lo stralunato; il severo…) da tenere fino alla fine del film. Un po’
Il grande silenzio per le atmosfere rarefatte; un po’ Full Metal Jacket nella descrizione dell’addestramento
dei soldati di Cristo (dove gli ordini sono sussurrati anziché urlati); un po’ Suspiria nel suggerire il lato oscuro
e gotico del collegio. Ma nulla che sia riuscito a guadagnarsi il mio interesse.
DAZEROADIECI: 6
MAURO CARON
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Il giovane Andrea entra in monastero, "uscendo" dalla vita di fuori. Abbandona ogni certezza per cercarne di nuove, forse
più vere. La sua permanenza all'interno del monastero non nasconde però difficoltà e perplessità e i suoi passi si fanno
pesanti. La sua vita, a questo punto, ha già superato diversi scogli, ha già oltrepassato numerosi bivi, ma ora devo trovare
le giuste coordinate per scegliere cosa è dentro e cosa è fuori. Al secondo film Costanzo realizza un viaggio nella
coscienza di un uomo, mostrandone luci e ombre, riuscendo a mettere in risalto le paure e le domande di chi sta cercando
la strada. Non sempre tutto pare necessario e genuino. Soprattutto in fatto di sceneggiatura, alcune scelte, appesantiscono
profili già pesanti. Il luogo parla meno di quanto dovrebbe, e chi lo abita parla meno di Gesù di quanto dovrebbe. Questo,
forse, non era del tutto voluto.
DAZEROADIECI:: 6,5
MATTEO MAZZA
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