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Titolo originale: Le silence de Lorna
Regia: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Sceneggiatura: Jean-Pierre e Luc Dardenne
Montaggio: Marie-Hélène Dozo
Musica:
Fotografia: Alain Marcoen
Interpreti principali: Arta Dobroshi, Jérémie Renier, Fabrizio Rongione, Alban Ukaj, Morgan Marinne, Olivier Gourmet, Anton Yakovlev, Grigori Manoukov, Mireille Bailly
Origine : Bel / Gbr / Fra / Ita / Ger, 2008
Durata: 105'
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Lorna è un’immigrata coinvolta in uno sporco giro di matrimoni e cittadinanze. Lo fa per guadagnare un po’ di soldi per aprire un bar tutto suo. È dentro la sporcizia di questo contesto che, ancora una volta, il cinema dei Dardenne è pura umanità. Un cinema capace di raccontare la realtà, in grado di mostrare il lato oscuro della vita. Impostato sull’idea del riscatto, sul racconto del male, spesso descritto come viaggio diretto verso il bene, il cinema spiazzante dei Dardenne frantuma l’indifferenza di chi guarda perché entra nel vivo, tocca il sangue, il corpo, l’animo dei suoi protagonisti. Sempre inseguiti, quasi perseguitati dall’immagine, dall’inquadratura, dalla macchina da presa che, nei Dardenne, assume il ruolo dello sguardo della vita, del mondo. magnifico il rapporto che si crea tra spettatore e film: duro, inaspettato, sconvolgente, destabilizzante ma mai meschino. Mai il cinema dei Dardenne mostra qualcosa in più del necessario patire, dell’essenziale commozione, della naturale sensibilità dello sguardo umano. Non c’è sofferenza gratuita nel cinema dei Dardenne e, nello specifico, in un film come questo.
DAZEROADIECI:: 9
MATTEO MAZZA
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I fratelli belgi tornano sul grande schermo con un film dalla tematica “à la Dardenne”. Lorna è una giovane immigrata invischiata nel racket dei passaporti: i registi seguono il suo percorso, salvifico e dannato al contempo, verso la follia. Il cinema dei Dardenne, come quello di Amelio e Truffaut, trae sostanza dal loro amore incondizionato nei confronti dei propri personaggi, dalla necessità di svelarne l’essenza tramite un rapporto empatico complesso. La capacità di rifuggire dai luoghi comuni, tuttavia, non è “condizione sufficiente” per la tenuta estetica di una pellicola: a differenza de’ La promesse e de’ Il figlio, i capolavori della poetica dardenniana, il film smarrisce il filo, perdendosi nel rivolo delle “parabole inutili”. Privo di vigore, Il matrimonio di Lorna segna, dopo il ripetitivo e inconcludente L’enfant, un’ulteriore tappa della crisi creativa dei suoi autori.
DAZEROADIECI:: 5
DIEGO CAVALLOTTI
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