Verità (e non verità). Ironia. Non caso, ma volontà di Dio. Perpetuare il Male per fare (il) Bene. Ambiguità. Potere.
Solitudine. Grottesco. Queste le parole-concetti chiave su cui
Il Divo poggia. Il senatore Andreotti magistralmente
interpretato da un Toni Servillo non macchietta e facile caricatura, ma abile quanto simbolica rappresentazione di un
personaggio che rimane ‘scomodo’ da raccontare ed interpretare, perché ‘troppo’ popolare, ‘troppo’ unico… ‘troppo’
sostanzialmente ambiguo. Un film che vuole rispolverare le malefatte di un governo senza proporsi film politico di genere.
È vero, la posizione del regista è difficile non immaginarla (siano anche le sole indicazioni storiche intervallate qui e
lì, ad inizio e fine film, a suggerirla), eppure
Il Divo non si pone come denuncia stentorea o univoca e assoluta
lettura dei fatti. Certo il baricentro del film si capisce da che parte sta e, certo,
Il Divo non è un apologo, ma
la sua ambiguità (di colui che storicamente l’ha ispirata) passa all’Andreotti-Servillo e Sorrentino sembra inseguire
questa più che trovarvi spiragli, ovvero punti inequivocabilmente interpretabili, per far parlare sé stesso (eccezione si
potrebbe fare per il monologo del senatore-Sevillo, momento alto del film, in cui la voce del regista sembra unirsi a
quella del suo attore. L’uso della mdp ne è dimostrazione). E poi, quanto più facile (oltreché rischioso, d’accordo)
sarebbe stato decidere dell’ambiguità la ‘vera’ faccia, l’unica da mettere in scena? Quanto grave e monotona sarebbe stata
quella colonna sonora? Vispo e scherzoso, graffiante e (ormai, si potrebbe dire) componente caratterizzante la cifra
stilistica del regista è invece il contrappunto sonoro al montato visivo. Non bisogna dire la verità, nemmeno a sé
stessi… per non lasciare tracce. Questo è il ‘grande’ insegnamento de
Il Divo, il suo segreto, la sua arma… la
madre di tutte le (non) ‘verità’. Imperscrutabile e ironico il ‘divo’ Andreotti-Servillo, grottesco e mordace
Il Divo di Sorrentino. “Non ho mai creduto che sia possibile distinguere gli uomini in due categorie, angeli e
diavoli. Siamo tutti medi peccatori”: mediano, come ambiguo, è la natura de
Il Divo mefistofelico, il più scaltro
criminale o il più grande perseguitato di tutta la storia d’Italia.
DAZEROADIECI:: 8
ERICA BUZZO