FUORISCHERMO

 

HOLLYWOODLAND
FLYER
Titolo originale: Hollywoodland
Regia: Allen Coulter
Sceneggiatura: Paul Bernbaum
Montaggio: Michael Berenbaum
Musica: Marcelo Zarvos
Fotografia: Jonathan Freeman
Interpreti principali: Adrien Brody, Diane Lane, Ben Affleck, Bob Hoskins, Robin Tunney, Joe Spano, Molly Parker, Dash Mihok
Origine : Usa, 2006
Durata: 126'

FLYER Il detective scapigliato e un pò disagiato Luis Simo (Adrien Brody) indaga sul sospetto suicidio di George Reeves (Ben Affleck) star hollywoodiana celebre per il personaggio di Superman. Intorno alla vita e alla morte di Reeves gravitano molti misteri, uno su tutti quello che riguarda la relazione non troppo segreta con Toni (Diane Lane), moglie adultera del produttore MGM Eddie Mannix (Hopkins) che lo ha assunto e artisiticamente generato. Noir che perfora il tempo, tornando indietro di cinquant'anni, agli albori di uno star system di per sè già corrotto (quando mai non lo è stato?) che offre non solo una chiave di lettura interessante. Oltre all'approccio soft/pop legato al mondo del fumetto, emerge il ritratto sincero e maturo del regista Culter, affermatosi in tv con Sex & the city e i Soprano, oltre che alla divertente maniera di ricostruire i ricordi cinematografici e alle atmosfere noir tipo Dick Tracy. Sottovalutato a Venezia 63 nonostante la Coppa Volpi a Ben Affleck, forse un pò azzardata.
DAZEROADIECI:: 7
MATTEO MAZZAMATTEO MAZZA


FLYER Il mondo del cinema degli anni ’50; l’avvento della televisione e di nuovi formati ed eroi; lo star system e i suoi condizionamenti; il potere dell’immaginario popolare; una pulp story di potere-denaro-sesso-morte-cinema; la rievocazione del noir americano e della sua tradizione letterario-cinematografica (da Chandler e Viale del tramonto a L.A. Condfidential); tutti temi toccati dal racconto parallelo della storia di George Reeves, Superman televisivo di immenso successo negli anni ’50, schiacciato dal peso del proprio fallimentare successo, e dell’investigatore che indaga sulla morte, forse avvenuta per suicidio, ma forse per omicidio. Ma Bernbaum alla sceneggiatura e Coulter (regista e produttore televisivo di non poca esperienza) alla regia scelgono una tonalità minimalista che sfiora i temi senza approfondirli, lasciando alle storie narrate spessore modesto e interesse tiepido. Non giova al film inoltre il raddoppiamento delle storie, che affianca specularmene due figure di losers e delle loro infelicità sentimentali, professionali ed esistenziali, con il solo risultato di infiacchire ulteriormente ciascuna delle due narrazioni. Brody è sopra le righe (forse come sempre, ma qui si nota ancora di più) e Affleck, nel ruolo di Reeves, si è portato a casa da Venezia una Coppa Volpi che sembra incredibile non si sia riusciti ad assegnare a qualcun altro. DAZEROADIECI: 6
MAURO CARONMAURO CARON