Non si tratta di un
prequel, come il titolo lascerebbe intendere, ma un vero e proprio
remake del
cult
di John Carpenter datato 1978. Zombie,
enfant prodige del nuovo
horror rurale, non perde tempo: diciamo che
quando il piccolo Michael Myers durante i titoli di testa tortura un topolino, dopo due minuti ammazza un compagno di scuola,
dopo cinque il ragazzo della sorella, poi la sorella, poi il patrigno, lo spettatore comincia a capire che al regista non
interessa poi molto indugiare nel creare l’attesa di quello che verrà ma punta direttamente al sodo. Liquidata così
abbastanza in fretta l’iniziazione sentimentale di uno dei più celebri
serial killer della storia del cinema, il
film si istrada sui binari conosciuti: il mostro mascherato torna nella sua città natale a far strage di
teenager
sessualmente attivi, verrà inseguito da uno psichiatra scrupoloso (qui c’è Malcom-
Arancia-meccanica-McDowell nel
ruolo che fu di Donald Pleasance), finché si imbatterà in una vergine piuttosto tosta. Il film fila veloce e duro,
spargendo molto sangue ma evitando di spostare più in là il limite della truculenza e del sadismo di tendenza. E quello
che impressiona di più è la sequenza di maschere dietro le quali Myers, a metà tra una Creatura frankesteiniana che ha
tuttavia nostalgia degli affetti umani e l’incarnazione del Male puro, nasconde via via il suo volto, destinato infine a
non riaffiorare mai più.
DAZEROADIECI: 6,5
MAURO CARON