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Titolo originale: Giulia non esce la sera
Regia: Giuseppe Piccioni
Sceneggiatura: Giuseppe Piccioni, Federica Pontremoli
Montaggio: Esmeralda Calabria
Musica: Francesco Bianconi
Fotografia: Luca Bigazzi
Interpreti principali: Valerio Mastandrea, Valeria Golino, Sonia Bergamasco, Antonia Liskova, Piera Degli Esposti, Sara Tosti, Chiara Nicola, Sasa Vulicevic, Lidia Vitale, Paolo Sassanelli, Fabio Camilli
Origine : Italia 2009
Durata: 105 Min
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Un gioco a incastri tra realtà e finzione, un dramma che si nasconde dietro la porta, un disagio mascherato, ma indagato, un quadro del quotidiano agrodolce che sconfina semplicemente nel tenero, nel vero, nel malinconico. Sono queste le coordinate inseguite da Giuseppe Piccioni (cinque anni dopo La vita che vorrei) per raccontare le storie dei suoi personaggi, tutti in bilico su binari che spingono all'immersione/evasione dai luoghi presi come riferimento: una piscina, due case, una prigione. Oppure tutti coinvolti in una dinamica di presenza/assenza dove si mescolano finzione e realtà, sogni e frustrazioni, disagi, inquietudini e rassicurazioni. Piccioni gestisce i suoi personaggi/attori scegliendo la strada della genuinità, evita la retorica, scarta fin da subito facili prestazioni, simpatici occhiolini, luoghi comuni e frasi fatte. L'equilibrio formale spinge anche a compiere un passo ulteriore e Piccioni è abile nel condurre lo spettatore su più strade. Giulia non esce la sera preme fortemente sulle sottrazioni (non uscire, non avere idee, non sapere nuotare, non comunicare, non avere interesse) ma riesce a definire la condizione della persona che, in questo film, non viene mai messa in disparte. A Piccioni sembra interessare, come sempre nel suo cinema, il senso racchiuso nella vita dei suoi personaggi. E la sincerità/leggerezza del racconto, associata alla sintonia tra Mastandrea e Golino - senza dimenticare pure le ottime spalle - lo conferma.
DAZEROADIECI:: 7
MATTEO MAZZA
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Uno scrittore in odor di premio ma in crisi di ispirazione, disamorato della moglie, annoiato dall’esistenza; una donna dalla storia dura, violenta, sofferta. Si incontrano di giorno, perché lei “non può uscire la sera”. Piccioni racconta le due traiettorie esistenziali dando la priorità al punto di vista maschile, e tiene com’è nel suo stile la voce bassa e i toni sommessi. La storia e la sua messa in scena hanno un certo fascino, la metafora dell’ambientazione liquida (e dello scarto piscina/mare) è riuscita (benché forse troppo insistita) e Mastandrea e la Golino funzionano nei rispettivi ruoli; ma la storia si perde un po’ in sottostorie meno necessarie (quella della figlia e dell’amichetto) e peggio ancora, nella prima parte, in fughe oniriche che mettono maldestramente in immagini le elucubrazioni letterarie, in chiave di fuga fantastica, del protagonista. Una buona idea invece il ritrovamento finale del diario, che permette di ripercorrere la storia con un’ottica differente.
DAZEROADIECI: 7
MAURO CARON
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