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Titolo originale: Giorni e nuvole
Regia: Silvio Soldini
Sceneggiatura: Doriana Leondeff, Francesco Piccolo
Montaggio: Carlotta Cristiani
Musica: Giovanni Venosta
Fotografia: Ramiro Civita
Interpreti principali: Margherita Buy, Antonio Alabanese, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Carla Signoris, Paolo Sassanelli, Fabio Troiano
Origine : Italia, Svizzera, 2007
Durata: 116'
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Soldini affonda la sua macchina da presa nella realtà di oggi raccontando la crisi di una coppia borghese che si vede
privata del suo status sociale quando il marito perde il lavoro. Il lavoro, argomento dimenticato dalla cinematografia
italiana di oggi, che racconta di coppie in crisi, di giovani alla ricerca di sè stessi, senza scavare nei drammi di una
società che vede nella mancanza di un aspettativa futura il suo più grosso problema. Soldini non ha certo il radicalismo
del cinema francese di Cantent o di quello di inglese di Ken Loach, ma porta fino in fondo il ritratto amaro, violento e
disperato di un uomo senza più un lavoro e di una moglie che si trova a fare il doppio lavoro dopo una vita agiata e una
laurea in storia dell’arte. In bilico fra dramma e commedia, il film è fortemente realistico, con dialoghi perfetti e una
camera che si attacca ai volti degli attori, che li segue, li tiene lì, sempre inquadrati, quasi prigionieri, a voler
catturare ogni singolo movimento del volto. Bravissimi i due protagonisti, un addolorato Albanese e una Buy forte e
indipendente, lontana anni luce dai ruoli di donna fragile e indifesa a cui il cinema l’aveva forse un po’ relegata.
Straordinario anche il cast di contorno e Genova, sfondo ideale con il suo mare e con le sue nuvole per una storia che, in
fondo, vuole comunque regalarci un po’ di speranza.
DAZEROADIECI:: 8/9
DONATA SALA
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Elga e Michele. Marito e moglie, vivono a Genova, lui perde il lavoro, loro si trovano senza un soldo. Costretti a
modificare lo stile della loro vita si scontrano con le necessità dell’andare avanti. La loro relazione, le loro amicizie,
il rapporto con la figlia sono i primi pezzi del puzzle della loro vita che si staccano. Poi tutto è una conseguenza.
Michele è sempre senza lavoro, Elga lascia l’arte, sua grande passione, e si mette a lavorare. La crisi, la rabbia e le
nuvole cupe e dense sui giorni lunghi che non finiscono più. Soldini racconta una nuova declinazione dello smarrimento
esistenziale, questa volta concentrandosi più sugli spostamenti e i cambiamenti dell’animo umano che sui viaggi e la
riscoperta di nuovi luoghi. In fondo, qui, si esce da una vita e si entra in un’altra. Genova fa da raccordo a questo
inesorabile ritratto dell’epoca moderna perché presente e parlante. Un film coerente, genuino, onesto che parla al pubblico
e racconta al pubblico l’oggi insostenibile, proprio perché fatto per il pubblico. Inevitabilmente un film che parla al
cuore, ai ricordi, alla vita di chiunque, senza tralasciare gli scontri generazionali, le parole non dette, gli sguardi
rubati a relazioni profonde e vere che hanno solo bisogno di trovare la giusta direzione per proseguire.
DAZEROADIECI:: 8
MATTEO MAZZA
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Elsa e Michele, abituati a uno stile di vita piuttosto agiato e benestante, perdono ogni certezza quando lui confessa di
aver perso il posto di lavoro. Il nuovo film di Silvio Soldini vuole essere (e ci riesce) un’indagine attenta ad uno dei
problemi con cui la società d’oggi è chiamata a fare i conti: il precariato. Cambia la scelta dell’orientamento (ogni tanto
fa bene), qui più realistico e drammatico rispetto alle note surreali del precedente film Agata e la tempesta. Ci si
trova di fronte a sequenze scure, con poche tinte di brio, ma particolarmente vere e ben costruite. Numerosi sono i primi
piani degli attori, le inquadrature ravvicinate, quasi a voler studiare più da vicino il problema, le reazioni, le
conseguenze, lo smarrimento dei protagonisti (soprattutto di lui). Particolarmente ben riuscita l’ambientazione del set in
una Genova divisa tra gli stretti vicoli del centro storico (a raffigurare il duro confronto con la realtà) ed un mare
calmo e taciturno (la possibile via di fuga, il guardare oltre). Una Genova sempre grigia, triste, oscura, che guarda
silenziosa lo scorrere dei giorni e che diventa parte attiva del dramma raccontato. Estrapolati dai consueti ruoli cui
eravamo abituati, Margherita Buy e Antonio Albanese dimostrano grandi capacità e risultati. Davvero suggestiva la sequenza
finale.
DAZEROADIECI:: 8
ELENA CATANIA
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Ne hanno fatti molti di viaggi, Elsa e Michele, in vent’anni di matrimonio, e sembra quasi di toccarli il loro entusiasmo e
la loro complicità, quando assieme ricordano, e si sorridono.
Incombono però nuvole minacciose all’orizzonte di Genova e della loro vita, che li costringeranno contro ogni previsione a
rimanere ben ancorati a terra, dinanzi a tutte le loro fragilità.
Attraverso un accurato procedimento di sottrazione del superfluo nella messa i scena e nei dialoghi, Soldini ci permette di
seguire molto da vicino, talora proprio stando “alle loro spalle”, il percorso dei due protagonisti. C’è una conflittualità
profonda nella perdita del lavoro e della stabilità degli equilibri familiari. La realtà è fatta di un mondo del lavoro
spesso autoreferenziale e distaccato, dove si incoraggia il candidato a non accontentarsi del primo impiego che gli venga
proposto, a non “auto-svalutarsi”; ma in cui, al tempo stesso, non c’è la capacità di ri-collocare e dare un seconda chance
a chi non è più giovanissimo.
Si restringono gli orizzonti e ai protagonisti sembra di soffocare, sprofondare. Dalla loro nuova casa, alla periferia di
Genova, infatti, non si vede più il mare. All’apice della disperazione, Michele si sente ormai un “fantasma”, ed il suo
sguardo si perde nel vetro di un acquario.
Eppure, mentre si svolgevano le complicate vicende degli uomini sulla terra, quasi per un moto proprio, le delicate figure
dell’affresco si sono progressivamente liberate dall’intonaco e si rivelano ora nel loro pieno splendore di colori e forme:
distesi, a guardare quel soffitto ormai sgombro di nuvole, ci sono Elsa e Michele, in tutta la loro dolcezza sofferta,
ripresi dall’alto sul pavimento.
E c’è l’Amore, in tutta la sua incondizionata, limpida, grandezza.
DAZEROADIECI:: 8
JESSICA PERINI
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Soldini torna ad ancorarsi alla cruda realtà dei nostri tempi dopo film che se ne affrancavano come il letterario Brucio
nel vento e il surreale Agata e la tempesta. Il dirigente Michele e la neolaureata restauratrice Elsa, coppia di
quarantenni felice ed agiata, deve fronteggiare la crisi economica e, di conseguenza (come quasi sempre capita nella vita)
quella sentimentale, all’indomani della perdita del posto di lavoro di lui.
Un film sapientemente costruito sui dialoghi, che esplora l’insicurezza e la vergogna di due borghesi che devono
ridimensionare il loro tenore di vita e confrontarsi con ciò che offre oggi il mercato del lavoro a due persone avanti (?!)
con l’età.
Il film di Soldini racconta in maniera molto realistica una situazione comune sia dal punto di vista della sceneggiatura
con dialoghi veraci e “spontanei”, sia dal punto di vista tecnico con grande utilizzo dei piani sequenza e macchina a mano
sempre sopra gli attori, la sensazione d’intimità con i personaggi in questo modo è forte: sembra di essere lì con loro
mentre discutono, soffrono e cercano di fare chiarezza nella loro vita. Il risultato è uno stile vagamente documentaristico
che offre un’estrema naturalezza a tutta la vicenda.
Anche Genova è protagonista attiva e suggestiva, in un susseguirsi pittorico di albe e tramonti. Il suo carattere è parte
integrante del film: laboriosa e trafficata sembra non dormire mai, in netto contrasto con la situazione di stasi della
coppia.
Giorni, appunto, che passano nella fatica e stanchezza e diventano via via sempre più freddi e grigi; e nuvole, elementi
costanti del film, dinamiche o statiche, ma sempre presenti, fino a quando qualcosa sembra far filtrare un raggio di sole
(una delle scene più artistiche del film) a testimonianza che in quel cielo ceruleo una speranza c’è. Emozionante e poetica
questa scelta visiva per iniziare un riavvicinamento dei personaggi.
Interpretato con convinzione da una Buy grintosa, in grado di esprimere i diversi sentimenti che pervadono Elsa e da un
Albanese che incarna perfettamente la frustrazione della perdita d’identità personale e del suo ruolo di capo famiglia,
Giorni e nuvole è sicuramente un film commovente e quasi angosciante per la sua concretezza.
Un film che mostra in maniera disincantata una situazione d’indigenza, ma non solo: riflette sui conflitti che talune
traversie fanno nascere all’interno delle relazioni d’amore e amicizia.
DAZEROADIECI:: 8
VANESSA MERATI
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Dopo l’esito controverso di Brucio nel vento e quello modesto di Agata la tempesta Soldini torna a realizzare
un film perfettamente riuscito, ma su toni e registri completamente diversi da quello del suo grande successo di critica e
pubblico, Pane e tulipani. Stavolta non si evade e non si sogna, ma si lotta con una realtà di tutti i giorni
prosaica e ottusa. Una coppia di coniugi con i quali molti degli spettatori potrebbero identificarsi, borghesi realizzati
e maturi, si trovano all’improvviso a fronteggiare una svolta brusca e imprevista della loro vita: lui perde il lavoro e
stenta a trovarne uno nuovo. Niente più soldi, niente più casa, abbandonata per una meno costosa, e poi niente più rispetto
per se stessi e ad un certo punto, perfino, niente più solidarietà coniugale. Sugli sfondi aperti verso il mare di una
Genova grigia e ben utilizzata, e con due interpreti che si infilano nei personaggi come se fossero abiti su misura,
Soldini e i suoi bravi sceneggiatori raccontano benissimo un’Italia dominata dall’incertezza e dall’insicurezza, dove
tutto può crollare in un attimo.
DAZEROADIECI: 8
MAURO CARON
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