I pompieri irrompono mentre una donna bionda sta prendendo a calci nell’inguine il suo sposo promesso che stava baciando
un’altra ragazza, da lui ingravidata, mentre i suoi amici (due spacciatori cristiani, un commesso coprolaliaco e un altro
onanista) stanno assistendo ad uno spettacolino in cui un energumeno in tenuta sadomaso sta sodomizzando un asino al quale
ha appena praticato una
fellatio. Questa, descritta con linguaggio forbito, è la scena
clou di
Clerks 2, dalla quale si può trarre qualche indicazione su poetica, termini della rappresentazione e impostazione
narrativa e ideologia del film. Nel rifare se stesso (il regista è anche presente in scena nel ruolo del più laconico degli
spacciatori) e il suo film (
Clerks, girato a costi bassissimi, spiritoso, originale, pauperistico e cinefilo fu
considerato una pietra miliare del cinema americano indipendente) ad una quindicina di anni di distanza, Smith mantiene gli
ingredienti principali (compresa una cinofilia nazionalpopolare a base di
Star Trek e
Il signore degli anelli,
Il silenzio degli innocenti e
Butch Cassidy) e cucina un’analoga ricetta,
abbondando con la speziatura del politicamente scorretto (battute sessuali, coprofile, razziste, blasfeme e così via) ma
riportando alla fine tutto all’ordine (trionfano amore e amicizia, soldi e bottega) e al ritorno dell’identico. Alcune
situazioni e battute comunque funzionano e divertono, e Rosario (è un nome
femminile!) Dawson è un (bel) valore
aggiunto.
MAURO CARON