FUORISCHERMO

 

CHANGELING
FLYER
Titolo originale: Changeling
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: J. Michael Straczynski
Montaggio: Joel Cox, Gary Roach
Musica: Clint Eastwood
Fotografia: Tom Stern
Interpreti principali: Angelina Jolie, John Malkovich, Amy Ryan, Jason Butler Harner, Jeffrey Donovan, Michael Kelly (II), Devon Conti, Eddie Alderson, Gabriel Schwalenstocker, Jason Ciok, Colm Feore, Devon Gearhart, Geoffrey Pierson, Gattlin Griffith
Origine : USA, 2008
Durata: 140'

FLYER Sarà pure un film che ricalca una storia vera che fa arrabbiare e lascia sconcertati e che, quindi, lascia perplessi in quanto si tratta di un film con una sceneggiatura che lascia pochi margini all’immaginazione dello spettatore che si trova spesso ingabbiato ad un incastro troppo soffocante, eppure non è privo di interesse questo Changeling. Dalla questione della speranza (tema ripetuto e re-indagato nel cinema di Clint) a quella del destino, dal dolore all’ingiustizia, dalla denuncia del potere al dovere del ricordo, tutti (o quasi) i codici del cinema di Eastwood ritrovano qui una dimensione sensoriale rilevante. È interessante lo spunto narrativo delle telefonate (volontariamente ripetute da Christine sia in ambito lavorativo sia per pura ostinazione un po’ come accadeva in Million Dollar Baby rispetto agli allenamenti), il rapporto con i media e il potere (molto evidente, ad esempio, in Flags of our fathers), la questione della pena di morte, della relazione con la divinità, della fama e della solitudine, delle violenze sui minori (Mystic River). È un cinema umano quello di Eastwood che, nonostante una reiterata tentazione ad accentuare la commozione, anche in Changeling definisce, anzi ridefinisce, una nuova pagina di cinema contemporaneo da non dimenticare per intensità, tenerezza, sensibilità. E non mi pare poco.
DAZEROADIECI:: 8
MATTEO MAZZAMATTEO MAZZA


FLYER In questo caso non si può non dare ragione ad Angelina Jolie che ha detto: “se non fosse una storia vera sarebbe la peggiore sceneggiatura mai scritta”. Un damerino del deserto, insieme ad un adolescente riluttante (sembrano usciti da un’illustrazione di Norman Rockwell), fa a pezzi con un’ascia, per puro entertainment, una ventina di bambini e poi va a trovare la sorella; la polizia, pensando di fare bella figura, affibbia un moccioso sconosciuto basso ed ignorante ad una donna, cercando di forzarla ad ammettere che è suo figlio, scomparso da mesi; quando lei protesta la internano in manicomio e cercano di persuaderla a colpi di elettroshock; un radiopredicatore arrabbiato contro la polizia corrotta prende le sue difese e la salva mentre lei ha già gli elettrodi alle tempie. Ecc. Eastwood, ritenuto, a mio modesto parere, a sproposito, uno dei più grandi cineasti viventi, affronta la disturbante storia, che sarà anche vera ma è pure sgangherata, con l’impassibile aplomb del cinema classico, con luci sempre perfette, gran sciupio di automobili d’epoca, labbra della Jolie sempre turgide, investigatori in impermeabile nel deserto in agosto, e passo sicuro verso il trionfo della giustizia (con un’esecuzione capitale rappresentata crudamente ma con fede nella sua necessità), anche se il lieto fine è precluso a priori. Chi si indigna per le ingiustizie raccontate da Hollywood, ricordi che nel 2001 a Genova la polizia italiana, per ben figurare, ha fatto di peggio, qualitativamente e quantitativamente; e i capi non sono stati ri-mossi, sono stati pro-mossi.
DAZEROADIECI: 6,5
MAURO CARONMAURO CARON