FUORISCHERMO

 

CAOS CALMO
FLYER
Titolo originale: Caos Calmo
Regia: Antonello Grimaldi
Sceneggiatura: Nanni Moretti, Laura Paolucci, Francesco Piccolo
Montaggio: Angelo Nicolini
Musica: Paolo Buonvino
Fotografia: Alessandro Pesci
Interpreti principali: Nanni Moretti, Blu Di Martino, Isabella Ferrari, Valeria Golino, Alessandro Gassman, Silvio Orlando, Kasia Smutniak, Hippolyte Girardot
Origine : Italia, 2007
Durata: 114'

FLYER C’è un Nanni Moretti seduto su una panchina nel film che Antonello Grimaldi ha tratto dal bestseller di Sandro Veronesi. E questo forse dà il vero orientamento del film. Scegliere un personaggio così connotato all’interno del panorama cinematografico italiano per girare un film vuol dire fare l’azzardo di portarsi dietro un contesto e un mondo che non può essere ignorato. Perché Nanni Moretti è soprattutto il Nanni dei suoi film da regista, dei girotondi, è una faccia politica, forse, prima ancora che cinematografica. Ma a Grimaldi il gioco riesce e così Moretti che fa Moretti in un film non di Moretti rende bene, smussando anche gli angoli di un personaggio difficile, che è fondamentalmente base e contesto del film. Niente esiste e niente c’è al di fuori di lui, al di fuori del suo sguardo, al di fuori dei metri quadri scarsi del parco in cui aspetta. Grimaldi evita la voce fuori campo e Moretti mette in scena con naturalezza le sue ossessioni e le sue manie (la scena della pasta ricorda la tirata sulla Sacher Torte di Bianca). Il cast di contorno regge benissimo, emergendo al meglio da personaggi nel libro forse un po’ troppo schematici.
DAZEROADIECI:: 7
DONATA SALADONATA SALA


FLYER Pietro dopo la morte della moglie Lara sceglie di passare le sue giornate sotto la scuola di sua figlia Claudia. In attesa di capire, di sperare, di trovare. Forse, semplicemente in attesa. Ad aspettare che Claudia, finita la scuola, torni a casa. Intorno a Pietro ogni tanto c’è suo fratello, ogni tanto la sorella di Lara, conoscenti, sconosciuti, colleghi di lavoro e nuovi incontri. Soprattutto il dolore di una perdita e il peso di chi va avanti e deve andare avanti. Tratto dall’omonimo romanzo di Sandro Veronesi, il film di Grimaldi offre spunti interessanti che sembrano rimanere incollati agli scenari della fonte originale. Un film che alla lunga soffre un po’ la presenza ingombrante e generosa di Moretti, che è carente di spontaneità e sembra che debba risolvere, a tutti i costi, ogni cosa. Qualche parola in meno non sarebbe guastata anche perché le sequenza migliori sono quelle in cui si respira quel senso di leggerezza ed equilibrio che lo stesso Pietro, ma non solo lui, cerca o aspetta dalla vita.
DAZEROADIECI:: 6
MATTEO MAZZAMATTEO MAZZA


FLYER Il romanzo è firmato da Veronesi, il film da Grimaldi, ma ovviamente è la figura di Moretti, cosceneggiatore e protagonista, a giganteggiare e a imporre la propria impronta al film. Che sembra in effetti una variante de La stanza del figlio: là moriva appunto il figlio, qui una moglie che sembra in definitiva assai poco rimpianta; in entrambi i casi il racconto è quello dell’elaborazione del lutto del protagonista insieme alla famiglia superstite. Qui è interessante la struttura del romanzo, che fa del protagonista un centro (quasi) immobile, una specie di occhio (calmo) del ciclone, con gli altri personaggi (e anche alcuni flashback) che gli si avvicinano o gli si allontanano secondo percorsi radiali. Uno schema non nuovo nel cinema morettiano, impegnato spesso in ritratti di protagonisti problematici circondato da personaggi più problematici ancora (cfr. La messa è finita). Il cast, tra amici “di famiglia” come Silvio Orlando e cameo straordinari (alla fine salta fuori pure Roman Polanski), è interessante. Ma Moretti non è un attore duttile o con una vasta gamma espressiva, la regia alterna momenti abbastanza intensi a passaggi decisamente goffi, l’ambientazione è anonima, la fotografia calibrata su esterni giorno soleggiati piuttosto anodini.
Della scena erotica di cui si è tanto chiacchierato, forse lo spettatore non si sarebbe nemmeno accorto, considerandola una delle tante che ha visto al cinema. Cinematograficamente, è talmente avulsa dal contesto narrativo da lasciare un sospetto di onirismo; per tutto il resto, la consegniamo tale e quale al desolante dibattito politico e di costume.
DAZEROADIECI: 6,5
MAURO CARONMAURO CARON