Neil Jordan e Cillian Murphy tornano ad occuparsi dell’Irlanda squassata dalla guerra civile; ma il secondo interpreta un
personaggio radicalmente opposto al partigiano integerrimo e coerente de
Il vento che agita l’erba di Ken Loach, il
primo torna invece a raccontare la tragedia a modo suo, attraverso la chiave dell’ambiguità sessuale già sperimentata ne
La moglie del soldato. Il protagonista di Breakfast è infatti Patrick Brady, autosoprannominatosi “Kitten”, micina,
visto che, dopo essere stato concepito nell’ambito di una scandalosa relazione tra un prete cattolico e la propria
governante e dopo essere stato respinto dalla famiglia adottiva scoprirà definitivamente che l’identità sessuale femminile
gli si adatta assai meglio di quella maschile. A metà tra il Candido di Voltaire e Justine, virtuosa e sventurata eroina
sadiana (ma anche tra l’eroina di
Breakfast at Tiffany’s, un alieno venuto da Plutone o un emulo del Bowie che
cantava della
Life on Mars) , Kitten attraversa con candore e leggerezza (alla ricerca dei propri perduti genitori,
di un’identità difficile da afferrare e dell’amore che solo giustifica l’esistenza) un mondo duro e spietato, popolato da
terroristi e poliziotti, strangolatori e bombaroli. La sua frivolezza sciocchina – ma anche la sua umanità profonda e
sincera - diventano armi non violente da opporre ad una realtà insensata e sanguinaria. Jordan ha pensato che per farci
penetrare nell’anima di Kitten – senza fermarci al suo grottesco aspetto esteriore - occorressero non meno di due ore e un
quarto, che sono aiutate a scorrere da una bella colonna sonora.
DAZEROADIECI: 7
MAURO CARON