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Titolo originale: Bianco e nero
Regia: Cristina Comencini
Sceneggiatura: Giulia Calenda, Cristina Comencini, Maddalena Ravagli
Montaggio: Cecilia Zanuso
Musica:
Fotografia: Fabio Cianchetti
Interpreti principali: Fabio Volo, Ambra Angiolini, Aissa Maiga, Eriq Ebouaney, Anna Bonaiuto, Franco Branciaroli, Katia Ricciarelli, Teresa Saponangelo, Bob Messini
Origine : Italia, 2007
Durata: 100'
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Eccolo dunque, il primo film al mondo in cui un uomo bianco fa sesso con una donna nera, veramente nera, non sbiadita come
ricorda la regista Cristina Comencini, riferendosi alla scena di Monster’s Ball che vedeva come protagonisti Billy
Bob Thorton e Halle Berry. Questo della regista, però e purtroppo, ha il difetto di essere un film a tema e per ciò
sacrifica il contenitore per il suo contenuto. La scena della festa è agghiacciante nel ritrarre la volgarità di questo
paese e se in certi momenti, soprattutto quando si racconta il rapporto fra le due comunità, il film sembra attingere ad
alcuni spunti dei film di denuncia di Spike Lee, manca la visione lucida e il disperato disincanto che invece possono
trasparire da film come Fa la cosa giusta. Il resto rimane sullo sfondo, a volte si perde come alcuni passaggi di
sceneggiatura (la sorella di un’addetta all’ambasciata che lavora come parrucchiera?). Emerge, a volte e in maniera confusa,
un tema che forse avrebbe avuto bisogno di maggior sviluppo: la questione femminile, di una donna vista come oggetto, senza
distinzione fra la il colore della pelle sua o quella del partner.
DAZEROADIECI:: 6
DONATA SALA
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Bianco e nero. Due colori, due etnie, due luoghi. Diversi. Ma anche uguali. In fondo si parla di uomini e donne, di Carlo
(Fabio Volo) e Nadine (Aïssa Maïga). Il nuovo film di Cristina Comencini bussa alla porta di un tema che si sa dove inizia
ma non dove finisce, che avrebbe bisogno di molto più spazio per essere raccontato: il razzismo. Bianco e nero ci mostra
solo una parte di quello che può essere definito un problema, e se vogliamo anche una vergogna, del nostro paese. E forse
lo fa con poco coraggio che, salvo in alcuni casi, (s)cade con immagini scontate (le due mani intrecciate) e si ferma là
dove invece avrebbe potuto andare più in profondità. Insomma, il piatto c’è, ma è poco il condimento. Ma in fondo è una
commedia, e non una denuncia vera e propria, che comunque tra una risata e l’altra punzecchia e lascia pensare… ( “e
vattene a casa tua. Tornatevene voi a casa vostra” . Ma in fondo qual è la vera casa?) Finale a sorpresa, neanche
troppo scontato, che aggiunge quel pizzico di pepe in più al piatto.
DAZEROADIECI:: 6
ELENA CATANIA
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L’intenzione dichiarata sarebbe quella di ribaltare i luoghi comuni sul rapporto tra persone di razze diverse, di invitare
alla mescolanza e alla conoscenza. Ma il bersaglio è in buona parte mancato. Il film sceglie la chiave della commedia - e
questo non è un male in sé, anzi - e ambienta il tutto nella classe agiata borghese romana, trascurando praticamente del
tutto la problematica socioeconomica della questione. Contenutisticamente, il film rischia di assomigliare più a
Innamorarsi (citato nel finale) che a Jungle Fever (un obbligatorio modello di riferimento). I discorsi sulla
povertà dell’Africa che si ascoltano sembrano appiccicati alla trama come lo sono le etichette dei prodotti da
pubblicizzare, e la soluzione del problema al razzismo sembra un po’ quella escogitata da Baron Cohen in Ali G:
permettere l’immigrazione solo delle “gnocche” e respingere gli altri. Ma ancora non sarebbe grave se la regia non avesse un
respiro teatrale anziché cinematografico, e se anche gli attori non brillassero: i neri recitano in una lingua non loro, ma
di Fabio Volo non rimane moltissimo se gli si sottrae, come qui succede, la vene più ironica, e Ambra non sembra a suo agio,
e, soprattutto quando deve alzare i toni, sembra guardare con la coda dell’occhio la regista per sapere se sta andando bene
(molto meglio aveva fatto con Ozpetek). Dichiaratamente macchiettistici, e perciò tutto sommato più accettabili, i ruoli di
contorno affidati ad attori come la Bonaiuto o Branciaroli. Rimangono le buone intenzioni, appunto, e qualche spunto
indovinato (come quello delle bambole, affidato peraltro a bambini dai quali è ancora più difficile ottenere la naturalezza
nella recitazione).
DAZEROADIECI: 6
MAURO CARON
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