Il regista turco-tedesco Fatih Akin, già autore dell’apprezzato
La sposa turca (e del documentario musicale
Crossing the Bridge) torna con un altro film in equilibrio tra due mondi, la Germania del benessere e di una
immigrazione ormai in buona parte consolidata e una Turchia che ribolle di inquietudini politiche, sociali e culturali. I
personaggi attraversano molti confini, fisici e mentali (e diversi quello tra la vita e la morte), e l’autore affronta temi
importanti, ma la formula delle storie diverse che finiscono per intersecarsi e intrecciarsi, che ha ormai circa almeno un
ventennio di vita, comincia ad essere un po’ logorata, e certi passaggi narrativi (come quelli legati alla pistola che
attraversa il film) suonano un po’ forzati (ma non l’hanno pensata così a Cannes, dove il film ha vinto proprio il premio
per la sceneggiatura). Tra gli interpreti si ha l’occasione di rivedere Hanna Schygulla, indimenticata musa di Fassbinder,
Wenders, Ferreri e del cinema d’autore europeo negli anni ’70-80.
DAZEROADIECI: 7
MAURO CARON