Essere ebrei più che un’identità appare nel cinema d’oggi una situazione conflittuale che ha a che fare con l’essere e
l’apparire: chi si finge ebreo (
Vai e vivrai, Il mio nuovo strano fidanzato), chi finge di non esserlo (
Europa
Europa, Train de vie), chi non sa di esserlo (
Ogni cosa è illuminata), chi finge di esserlo più di quanto non
sia (
Zucker). Levy rischia grosso giocando con gli stereotipi dell’ebreo (l’avidità di denaro prima di tutto) per
imbastire una commedia di situazione e di caratteri ambientata nella Germania d’oggi. A noi parlare di “commedia tedesca”
continua a sembrare un ossimoro e
Zucker non diverte più di tanto; ma in patria evidentemente ha toccato corde
sensibili (la post-riunificazione, il rapporto tra Germania ed ebrei, ecc.) ed è stato un successone.
MAURO CARON