FUORISCHERMO

 

ZHANG YIMOU
Regista di "La città proibita"
A CURA DI FUORISCHERMO
Fuorischermo ha raccolto alcune dichiarazioni di Zhang Yimou rispetto al suo ultimo film La città proibita. Dopo Hero e La foresta dei pugnali volanti un nuovo film che prova a raccontare quello che era un tempo la Cina.
LA CITTÀ PROIBITA La città proibita si svolge più di mille anni fa, durante la tarda dinastia Tang. La dinastia dei Tang è stata una delle più illustri della storia della Cina, ma anche un’epoca di ostentazione eccessiva. C’è un antico detto cinese che sostiene che “oro e giada all’esterno, marciume e decadenza all’interno”. Significa che dietro un’immagine meravigliosa, spesso si nasconde una realtà oscura e spaventosa. In effetti, la storia si concentra sulla famiglia imperiale. Come ogni grande famiglia dell’epoca feudale, dietro alla grande ricchezza che è presente all’interno del palazzo si nascondono segreti inquietanti. La composizione visiva è fondamentale per me.
Per enfatizzare lo sfarzo, il color oro è stato utilizzato molto sui set, così come per i costumi. Anche la luce gioca un ruolo importante. L’arte vetrata cinese, ricca di colori, viene utilizzata per sottolineare le varie tonalità e la luminosità delle colonne, delle pareti, delle finestre e di tanti altri elementi decorativi presenti nel palazzo. La gamma cromatica e la luminosità dei set sono assolutamente unici e meravigliosi.
I costumi sono tipicamente cinesi. Anche in questo caso, il color oro viene utilizzato senza risparmio. Yee Chung Man (l’ideatore dei costumi) porta decisamente all’estremo l’idea dello sfarzo. Molti abiti hanno dai quattro ai sei strati, ciascuno di essi realizzato meticolosamente a mano e ricco di dettagli complessi. Il “vestito del drago” e “l’abito della fenice”, indossati rispettivamente da Chow Yun-Fat (l’imperatore) e da Gong Li (l’imperatrice), sono particolarmente elaborati. Ci sono voluti 40 artigiani e due mesi di lavoro per realizzare ciascuno di essi. Il risultato finale è LA CITTÀ PROIBITA decisamente elaborato e stupefacente. La città proibita è il mio terzo film d’azione. Sono fermamente convinto che la storia sia l’elemento più importante di ogni pellicola. L’azione, invece, è soltanto un mezzo per raccontare la storia. E’ uno strumento, attraverso il quale vengono rivelati i rapporti e risolti i conflitti. Ching Siu-Tong (il regista delle scene d’azione) ed io abbiamo collaborato a molti progetti. Le sue coreografie d’azione trovano il loro apogeo nelle sequenze di battaglia, in cui migliaia di guerrieri in armatura dorata attaccano il palazzo. La scena fondamentale è anche una delle mie preferite. In questa sequenza, nel corso delle celebrazioni festive, vengono svelati i terribili segreti della famiglia imperiale, mentre all’esterno del palazzo scoppia un colpo di stato. Questa scena racchiude il passato e il presente della famiglia imperiale, che deve affrontare la sua crisi peggiore nel momento in cui le istituzioni politiche rischiano di crollare. Per me, questo è il momento fondamentale del film.