La storia del piccolo robot Wall-e (ultima copia arrugginita di prodotto seriale che serviva in origine a sistemare il mondo) s’intreccia con quella di Eve (robot di moderna generazione sceso sulla Terra per cercare e mettere in salvo forme di vita) e con quella degli umanoidi (panzuti e rincitrulliti) che per paura e necessità sono scappati dalla Terra e vivono su una navicella. Quindi, mettendo un po’ di ordine al caos: lui resiste eroicamente, lei scende in ricerca, loro sono fuggiti per paura. La Pixar conferma la vocazione degli ultimi anni: stupire con l’arte della perfezione artistica affrontando tematiche “alte”.
Wall-e è l’ultimo esempio di un prodotto che non si accontenta di raccontare ma cerca piuttosto di spiegare i nuclei narrativi della vita umana rappresentati dall’amore, dall’amicizia, dal senso di responsabilità, dal gusto del bello delle cose. Se in
Cars il messaggio seminascosto era il bello del viaggiare e del vivere il viaggio e in Ratatouille il bello dell’impresa era segnato dalla forza d’animo del piccolo Remy che s’improvvisava cuoco, qui si spinge l’attenzione verso il mondo dei rifiuti che, guarda caso, non sono soltanto i robot o gli ammassi mattonati ma anche gli umani. È un messaggio di speranza che strizza l’occhio ai piccoli (anche se si ride poco) e guarda soprattutto ai più grandi. Perché c’è una storia d’amore coi fiocchi, un’umanità in cerca di riscatto e un pianeta da salvare. E non è affatto poco.
DAZEROADIECI:: 9
MATTEO MAZZA