È vero, come qualcuno ha continuato a ripetere, per certi versi è stata una Mostra al di sotto delle aspettative e inferiore rispetto a quella dello scorso anno (la seconda volta di Ang Lee con
Lussuria). È anche vero, però, se proprio vogliamo metterci a giocare, che questa è stata superiore di quella di due anni fa, quando vinse inaspettatamente un film fantasma come
Still Life
(addirittura inserito in programmazione come film a sorpresa), ma ancora inferiore di quella di tre anni fa (la prima volta di Ang Lee con
Brokeback Mountain). Per quanto possano essere sterili
discorsi di questo tipo, confrontare tra loro le passate edizioni è utile per accorgersi, davvero, delle effettive potenzialità di una Mostra internazionale di arte cinematografica. Che non deve essere
identificata esclusivamente con i film in concorso. Che non deve, per forza, mettere in mostra film di sicuro successo al botteghino, con tanto di vip e star al seguito.
Prima ancora che per i film selezionati, la Mostra di quest’anno sarà ricordata per i criteri di assemblaggio di un programma multiforme, capace di mescolare nuove tendenze (Aronofsky, Bigelow),
sperimentazione (Demme, Gerima, Naderi), spirito artistico (Miyazaki, Teguia, Kaplanoglu, German Jr., Kitano), commerciabilità (Ozpetek, Avati, Corsicato, Arriaga ma anche lo stesso Aronofsky). Una
selezione capace, inoltre, di tracciare con coerenza, forza e coraggio percorsi tematici scomodi, attuali, imprevisti e stimolanti.
Sono state protagoniste le
donne. Sia dietro la macchina da presa (Kathryn Bigelow con
The Hurt Locker, Agnes Varda col film
Les Plages de Agnès, fuori concorso), sia in scena
(Hathaway per Demme in
Rachel getting married, Blanc in
L’autre, Theron e Basinger per Arriaga in
The burning plain, Ferrari per Ozpetek in
Un giorno perfetto ma anche in
Il
seme della discordia per Corsicato, Murino per
Corsicato, Neri e Rohrwacher per Avati in
Il papà di Giovanna), sia nelle vicende. Come la pesciolina di Miyazaki, femmina innamorata che
sceglie la vita terrena, o come la dolce e sofferente Marisa Tomei spogliarellista per Aronofsky, innamorata ma bloccata dalla colpa. Sono state donne in lotta con il proprio passato, deluse, arrabbiate,
sconfitte dal rimorso, infelici in cerca della serenità, della giustizia.
Sono stati protagonisti gli
over. Da Olmi Leone d’oro alla carriera, a Monicelli e De Oliveira a spasso per il Lido, dalle vecchiette di Miyazaki stile
Cocoon fino a quelle di
Pranzo di
ferragosto. I film e la Mostra hanno raccontato il rapporto tra nuove e vecchie generazioni, un po’ come nel film della Varda, docutestamento di gioia e amore nei confronti della sua vita con il cinema.
La vecchiaia e la paura del tempo che passa sono state al centro anche di
The wrestler. Leone d’oro 2008. Non solo Rourke, ma anche Marisa Tomei, impattano violentemente con le conseguenze del
deterioramento del corpo. Sebbene Marisa Tomei riesca a mantenere il suo sex appeal, Rourke è drammaticamente e corporalmente spezzato. Plastico, rifatto, gonfio.
The wrestler è un film molto
interessante, capace di frullare un tema trito e ritrito (come la fine dei sogni di gloria) in qualcosa di innovativo, poetico e romantico. Ma è anche un film feroce.
È stata protagonista
la famiglia (praticamente sempre presente o assente nei film) e del rapporto padre/figlio o padre/figlia. Il già citato
The wrestler, ma, in genere, quasi tutti i titoli
hanno raccontato la famiglia come luogo, scontro, incontro. È interessante scoprire come gli unici film della Mostra
sex, drug and rock’n roll, in una Mostra in cui le tre cose sono state
praticamente assenti, quello di Demme e quello di Aranofsky, siano un affresco famigliare puro e crudo e vero. Un’indagine delle relazioni, dei sentimenti, della tragedia intima di ciascuna persona. A
conferma che è stata una Mostra intima.
Come vuole sottolineare il coraggioso
The Hurt Locker, frainteso da qualcuno, la Mostra è stata anche segnata dalle scelte, dai bivi della vita, dalla vocazione per
la propria missione. Il
protagonista di The Hurt Locker, William James, un uomo che ha disinnescato un numero incredibile di bombe e sembra non conoscere la paura della morte, è uno che non conta i giorni, un volontario che ha
scelto quel lavoro e da esso si è lasciato assorbire fino al punto di non ritorno. Un soldato che si sente chiamato a disinnescare bombe, a salvare vite in questo modo. Uno che si sente chiamato e risponde
alla chiamata a suo modo. Come il generoso Silvio Orlando, chiamato a salvare la propria figlia in
Il papà di Giovanna, o il padre di
Vegas, che, invece, si fa ingoiare dal gioco d’azzardo.
A conferma del fatto che il coraggio è al centro della scelta, ma poi occorre gestirlo.
Una Mostra che ha cercato di mettere al centro le
difficoltà della crescita raccontando storie di giovani in ricerca, in fuga, soli o spaventati, carichi e in attesa di capire dove li porti la vita.
Pa-ra-da di Pontecorvo,
Stella di Sylvie Verheyde (peccato se non uscisse in Italia),
Milk di Kaplanoglu e Selcuk,
Voy a Explotar di Naranjo e gli esordienti Locatelli con
Il primo giorno di inverno e Tummolini con
Un altro pianeta.
Una Mostra che verrà ricordata per la sua diversità. Anzi, per la sua intelligente diversità. Poi, certo, è tutta una questione di punti di vista. Questo è il mio.
I film in concorso “numerati”.
Darren Aronofsky -
The Wrestler 8,5
Hayao Miyazaki -
Gake no ue no Ponyo (Ponyo on the Cliff by the Sea) 8
Kathryn Bigelow -
The Hurt Locker 8
Jonathan Demme -
Rachel Getting Married 8
Haile Gerima –
Teza 8
Pupi Avati -
Il papà di Giovanna 7,5
Guillermo Arriaga -
The Burning Plain 7,5
Amir Naderi -
Vegas: Based on a True Story 7,5
Patrick Mario Bernard, Pierre Trividic –
L’Autre 6,5
Takeshi Kitano -
Akires to kame (Achilles and the Tortoise) 6,5
Aleksey German Jr. –
Bumaznyj soldat (Paper Soldier) 6
Semih Kaplanoglu -
Süt (Milk) 6
Tariq Teguia -
Gabbla (Inland) 5,5
Ferzan Özpetek -
Un giorno perfetto 5,5
Barbet Schroeder -
Inju, la Bête dans l’ombre 5
Mamoru Oshii -
The Sky Crawlers 5
Yu Lik-wai -
Dangkou (Plastic City) 5
Pappi Corsicato -
Il seme della discordia 4,5
Christian Petzold –
Jerichow 4
Werner Schroeter -
Nuit de chien 3
Dalle sezioni collaterali…
Les planges di Agnes, di Agnès Varda:: 7,5
Il primo giorno d'inverno, di Mirko Locatelli:: 7
Broken lines, di Sallie Aprahamian:: 7
The visitor, di Jukka-Pekka Valkeapaa:: 6,5
Stella, di Sylvie Verheyde:: 7,5
Pranzo di ferragosto, di Gianni di Gregorio:: 7,5
Voy a explotar, di Gerardo Naranjo:: 7
Goodbye solo, di Ramin Bahrani:: 6,5
Kabuli kid, di Barmak Akram:: 7,5
Vinyan, Fabrice du Welz:: 7
Zero bridge, di Tariq Tapa:: 6
Pa-Ra-Da, di Marco Pontecorvo:: 8