Tratto dall’omonimo romanzo di Melania Mazzucco, il nuovo film di Ferzan Ozpetek scardina le porte di una famiglia di Roma per raccontare, con toni tragici e arrabbiati, quel che resta dell’amore, della speranza, della voglia di vivere. Spostata l’attenzione su nuove sfumature tragiche (in fondo il regista cambia gli elementi del racconto, ma racconta ancora una nuova pagina di amore e rabbia) identificate nella famiglia spezzata e interrotta, il cinema di Ozpetek si conferma (come era successo in
Cuore sacro e
Saturno contro) in bilico tra formalismo gratuito e generosità creativa.
Un giorno perfetto è una pagina di cinema che prova anche ad interrogarsi sul senso della responsabilità degli adulti (nei confronti dei figli, della coppia, delle amicizie e nei confronti di se stessi) dimostrando, innanzitutto, di essere un cinema civile, intimo e attuale. È interessante come Ozpetek insista nel raccontare intrecci relazionali, violenza e morte. Il grosso limite (a parte alcune scivolate
piuttosto evidenti: il film, forse, avrebbe potuto concentrarsi interamente su un’unica vicenda, anziché tirare in ballo Marzamemi!) è il voler dire e mostrare troppo, togliendo allo spettatore quel gusto proibito e squisito della scoperta.
DAZEROADIECI:: 5,5
MATTEO MAZZA