FUORISCHERMO

 

TRÄNEN – LACRIME:
CINEMA. TEATRO. DEPORTAZIONI
Una pubblicazione editoriale del CGS RONDINELLA
FRANCESCA CONTINI E GIANLUCA CASADEI

L’origine del progetto e le motivazioni profonde
L’Associazione Culturale CGS Rondinella di Sesto San Giovanni, oltre a gestire da nove stagioni il Cinema d’essai Rondinella, TRÄNEN – LACRIME sviluppa da diversi anni progetti cinematografici e teatrali specifici legati alla Memoria, profondamente convinta del valore educativo fondamentale per le nuove generazioni di una conoscenza storica del proprio passato che possa essere fondante per la propria identità nel presente. Sesto San Giovanni, infatti, Medaglia d’Oro per la Resistenza, è stata segnata da una forte deportazione di tipo politico, legata agli scioperi operai del 1943. L’ interesse specifico per l’argomento, legato fortemente alla radici storiche e territoriali, ha trovato uno sbocco naturale nell’attività di laboratorio del “Teatro Ragazzi Andrea Di Marino” che da quattordici anni rappresenta, all’interno del CGS Rondinella, un’importante esperienza pedagogica e di gruppo legata all’espressività teatrale. Nella stagione 2003/2004 il gruppo ha sviluppato un percorso di ricerca che ha portato alla realizzazione dello spettacolo Tränen – Lacrime. Questo è stato possibile grazie al convergere dell’attenzione di altre due realtà, oltre al CGS Rondinella, sul progetto: l’Associazione Ventimila Leghe, sempre in cerca di avvenimenti culturali in grado di arricchire, grazie ad una riflessione mediata dal linguaggio artistico, l’esperienza annuale del viaggio commemorativo negli ex lager e Francesca Contini, conduttrice del laboratorio teatrale, da tempo coinvolta dalla tematica delle deportazioni. Lo spettacolo ha debuttato nel Maggio del 2004 all’interno del campo di sterminio di Mauthausen ed è, in seguito, stato rappresentato per la cittadinanza di Sesto San Giovanni il mese successivo dello stesso anno presso il Cinema Teatro Rondinella.
L’impatto emotivo che ha caratterizzato tutto lo svolgimento del progetto unito alla volontà di non disperdere la portata delle riflessioni emerse, ha spinto l’associazione, e in particolare Francesca Contini e Gianluca Casadei, verso un percorso di approfondimento della tematica. Tale lavoro di approfondimento è scaturito nella pubblicazione editoriale Tränen – Lacrime: Cinema. Teatro. Deportazioni che si propone l’obiettivo di: condividere con altre realtà il lavoro svolto; aprire, laddove fosse possibile, nuove prospettive di ricerca; riflettere sul ruolo della rappresentazione artistica, nello specifico cinematografica e teatrale, rispetto alla tematica della deportazione.
Oggi, allo scadere del sessantesimo anniversario della liberazione dai campi di sterminio nazi-fascisti, con la progressiva AUSCHWITZ ed ineluttabile scomparsa dei testimoni, emerge in tutta la sua forza questa problematica: come mantenere viva e attuale la drammatica esperienza dello sterminio in assenza di contributi diretti? Si ritiene che una delle modalità possibili, a prescindere dalla spesso affermata unicità e irrapresentabilità di questo fenomeno storico, sia quella di confrontarsi con questi fatti proprio attraverso la loro rappresentazione; al fine di mantenere viva la relazione con il nostro comune passato e di alimentare quella coscienza critica e civile indispensabile per “attraversare” il presente, in anni in cui si vedono tragicamente ripetersi episodi che si sarebbe auspicato fossero del tutto anacronistici: i massacri del Ruanda e i genocidi della ex Yugoslavia non sono che alcuni esempi.

La struttura della pubblicazione
Per le motivazioni suddette si è scelto di collocare il testo drammaturgico di Tränen – Lacrime come apertura dell’itinerario di riflessione. Rimanendo in ambito teatrale si è cercato di fornire una panoramica focalizzata sulle produzioni teatrali italiane dell’ultimo decennio che hanno affrontato la tematica della deportazione alla quale segue il punto di vista di uno degli scrittori più rappresentativi della contemporaneità, come Samuel Beckett, al fine di evidenziare l’influenza diretta della più grande tragedia del ventesimo secolo sull’immaginario artistico-espressivo. Tragedia che il popolo polacco ha vissuto sulla propria pelle più di ogni altra nazione: per la presenza di numerosi campi di sterminio all’interno dei propri confini; per la “questione razziale” che il nazismo ha inasprito nei confronti della sua popolazione di religione ebraica; e, infine, per la pressione egemonica esercitata sulla Polonia dai regimi totalitari tedesco e sovietico. Da qui il tentativo di analizzare e comprendere il valore dei contributi artistici scaturiti da quella “ferita”; e contestualmente, di individuare un’ideale cerniera tra linguaggio teatrale e cinematografico. SHOAH (Lanzmann) Proprio attraverso il primo saggio della sezione più propriamente cinematografica ci si interroga sulla questione di fondo della legittimità delle diverse modalità di rappresentazione artistica dello sterminio. A questa riflessione teorica viene accostata l’analisi del film Shoah di Lanzmann che sposa le posizioni più estreme relative all’irrappresentabilità dello sterminio; il regista francese fa la scelta di non mostrare immagini di repertorio e costruisce il suo lungometraggio della durata di nove ore solo attraverso le interviste agli ex deportati.
Nel saggio seguente si cerca di individuare nell’utilizzo di generi tradizionalmente bassi o poco consoni ad esprimere la più grande tragedia dell’umanità, quali, ad esempio, il grottesco se non addirittura il comico, da un lato un indizio della necessità di superare i canoni tradizionali nella rappresentazione dello sterminio, dall’altro quasi una sorta di “fuga” da una realtà storica difficile da rappresentare.
Il “punto di vista” si sposta quindi sull’infanzia, vittima innocenti nella storia dei disegni politici più criminali ma portatori della salvezza attraverso il loro disincantato sguardo di speranza sul reale La sezione si chiude con altri due approfondimenti: il primo sul rapporto “sguardo femminile”, regime nazista e deportazione; il secondo sul “risveglio” del cinema tedesco contemporaneo, che, a distanza di sessant’anni, inizia a confrontarsi con gli orrori della propria storia. Ci si confronta, quindi, con alcuni dei registi teatrali italiani che hanno scelto di cimentarsi con la rappresentazione dello sterminio, mettendone in luce le scelte di fondo e gli indirizzi poetici e metodologici.
Completano la pubblicazione una selezione delle schede filmografiche sull’argomento e un elenco completo dei centri di ricerca depositari di documenti, fotografie e testimonianze.