Tratto da una storia vera, il film ha il grande pregio di frullare due generi: l’horror e il judge movie. Funziona di più la parte dell’inchiesta, del processo, in cui l’affascinante e brava Laura Linney interpreta un avocato. La donna, alle prese con la difesa di un prete accusato di omicidio dopo aver praticato un esorcismo, enterà in conflitto con il proprio passato e le proprie ambizioni. La parte horror-ifica del racconto filmico è piuttosto scadente. Non basta strillare per spaventare. Hitchcock insegna che il sonoro può anche non esistere, che non deve essere l’essenza dello spavento o della suspance. Le sequenze dell’inchiesta, invece, entrano in profondità e permottono allo spettatore di scardinare qualche barriera, captando un minimo di profilo psicologico dei personaggi.
MATTEO MAZZA