Titolo originale: Syriana Regia: Stephen Gaghan Sceneggiatura: Stephen Gaghan Montaggio: Tim Squyres Musica: Alexandre Desplat Fotografia: Robert Elswit Interpreti principali: George Clooney, Matt Damon, Amanda Peet, Jeffrey Wright, Christopher Plummer, Chris Cooper,
Chris Cooper, Tim Blake Nelson, William Hurt Origine : Usa, 2005 Durata: 126'
Colore
Un classico intrigo internazionale. Lo slogan del lungometraggio – “Tutto è collegato” – calza a pennello: quattro vicende
che partono da punti apparentemente distanti per convergere, incrociarsi e fornire le risposte solo nell’ultimo scampolo di
film. Più fragile il proposito di denuncia dei giochi e degli equilibri di potere (tensioni politiche e interessenze
economiche, traffici e contrasti di civiltà). Gaghan gioca con l’attualità della contrapposizione occidente/mondo arabo,
con tentativi di spiegazione un po’ macchinosi, lenti e prevedibili. Nessuna rivelazione abbagliante. Meglio la costruzione
formale, con una bella fotografia (affascinanti i bianchi), una scenografia a tratti mozzafiato, e una solida
interpretazione di George Clooney. Matt Damon vivacchia in un ruolo del tutto sacrificabile. Venti minuti di pellicola
in meno avrebbero giovato alla freschezza. SAMUEL COGLIATI
Clooney oltre che un attore fascinoso si è ormai qualificato come uno dei registi e dei produttori più impegnati e politici
d’America. Lo dimostra partecipando alla produzione di questa spy story (ma ovviamente definirla così è riduttivo) che
rivela i retroscena degli imperi del petrolio, nella quale si assegna il ruolo (non protagonista) di un agente dei servizi
statunitensi coinvolto in giochi sporchi e molto più grandi di lui, una pedina schiacciata (letteralmente: Clooney si
infortunò realmente durante una scena di tortura e il suo personaggio alla fine viene disintegrato da un missile) tra la
grande politica internazionale (che assomiglia molto di più alla sporca guerra che alla diplomazia) e gli intrighi dei
colossi economico-finanziari delle industrie energetiche. Ma la complessità della vicenda è oltremodo complicata da
un’esposizione frammentaria (l’ambizione è di mostrare anche la dimensione privata dei molti personaggi, oltre alle loro
vicende pubbliche – o segrete) e volutamente oscura, che rende arduo seguire gli sviluppi della storia (anche se il
messaggio risuona ben chiaro); e nella coerenza rigorosa e antispettacolare del discorso, risulta allora un po’ stonato il
finale melodrammatico con il tentativo di salvataggio nel deserto. MAURO CARON