FUORISCHERMO

 

SWEENEY TODD
FLYER
Titolo originale: Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street
Regia: Tim Burton
Sceneggiatura: John Logan. Tratto da testo teatrale di Christopher Bond, ispirato a un racconto giallo vittoriano e musical "Sweeney Todd: The Demon Barber Of Fleet Street" di Stephen Sondheim con testo di Hugh Wheeler
Montaggio: Chris Lebenzon
Musica:
Fotografia: Dariusz Wolski
Interpreti principali: Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Sacha Baron Cohen, Laura Michelle Kelly, Timothy Spall, Anthony Stewart Head.
Origine : USA, Gran Bretagna, 2007
Durata: 116'

FLYER Sweeney Todd, cineversione del musical che partorì Stephen Sondheim nel 1979 a sua volta ispirandosi alle vere cronache del ‘diabolico barbiere’ di Flat Street, ricalca perfettamente lo stile burtoniano fin dal titolo: nominale (come Frankeweenie, Pee-Wee, Beetlejuice, Batman, Edward, Ed Wood, Charlie) e duplice (come Edward Scissorhands, Ed Wood, Mars Attacks!, Sleepy Hollow, Big Fish, Corpse Bride). È un film che mette in mostra la disperazione e l’angoscia di personaggi emarginati amplificandone le sofferenze. Non più un solo emarginato, ma, a partire dalla storia di un grande emarginato, il barbiere Benjamin Barker, la ramificazione di successive disperazioni: Nellie Lovett, i bambini, la moglie e la figlia di Barker, il giovane amante e lo stesso giudice Turpin. Si rivede così l’ambiguità malinconica di Ed Wood e l’imperturbabile doppiezza di Bruce Wayne/Batman, caratteri che fanno di Sweeny Todd la trasformazione, il distacco dalla realtà, la nuova forma, la maschera di una presenza irrequieta e in ricerca (si spiega così la natura paradossale della vicenda nella quale tutti mostrano due facce, due versioni, due identità). Sweeney inganna, non spaventa ma illude, ammicca ma senza fregare. È dolce, nonostante la sua violenza, terribilmente amaro, per via della sua tragicità. La sovversione ultima, infatti, avviene durante la mutazione dei toni melodrammatici (tipici dell’universo burtoniano) in quelli tragici (mai del tutto affrontati) spingendo così Sweeney Todd ad amplificare la visione prospettica e graffiante del cinema di uno dei registi più geniali dell’epoca postmoderna.
DAZEROADIECI:: 9,5
MATTEO MAZZAMATTEO MAZZA


FLYER Benjamin Barker dopo quindici anni d’ingiusta prigionia torna a Londra, trasformato nel dark Sweeney Todd per vendicarsi. Come tutti i personaggi ossessionati dalla vendetta è un cadavere deambulante mosso solo dalla pulsione di morte, raffigurata perfettamente anche dal trucco (e dalla scenografia premio Oscar di Dante Ferretti) zombie del suo volto spettrale e cereo. Mai nessun film di Tim Burton era stato così nero, tragico, buio e violento (incredibile a dirsi visto che è conosciuto per il gusto gotico e drammatico delle sue opere). Nessuna luce, nessun colore (tranne il rosso del sangue naturalmente), nessuna speranza. E per la prima volta nella cinematografia dell’autore statunitense non c’è possibilità di riscatto neanche nell’immaginazione e nel sogno, rifugio comunque di chi crede ancora alla vita. E infatti, le strategicamente colorate sequenze oniriche, in cui il barbiere sanguinario si muove come un manichino assente e incapace di vedere oltre la sua rivalsa, possono essere vagheggiate solo dall’ancora viva perché desiderante e innamorata signora Lovett,. Antitetico rispetto al non casuale multicolore Big Fish, in cui il principio fondante era quello di “possibilità”, Sweeney Todd si presenta paradossalmente come il lungometraggio che concede meno spazio all’immaginifico e quindi il più “realista” di tutta la carriera burtoniana. Come canta il cinico e disilluso protagonista la realtà è “una grossa fossa nera, in cui i parassiti del mondo vi abitano”. E Burton, attraverso la scelta di toni plumbei e disperati, rivisita anche il sottogenere musicale del fairy tale, a cui appartiene il film (che seppur tragico si presenta sotto le spoglie di una favola), capovolgendone però i canoni, primo fra tutti quello dell’happy end.
DAZEROADIECI:: 7/8
BARBARA ARONICABARBARA ARONICA


FLYER Jhonny Depp Torna nei panni di Edward Mani di Forbice ma ad ornare la sua mano non sono più le tristi lame dimenticate da un inventore pazzo, ma scintillanti rasoi da barbiere in argento.
L’attore feticcio di Burton è cresciuto, da outsiders, è diventato mainstream nei panni sgangherati di Jack Sparrow, il pirata Disney che ha incarnato in ben tre film, ed è maturato. Non più pallido e fragile giovane che pota le aiuole, ma neanche lo spaventato e tremebondo detective di Sleepy Hollow. Una striscia bianca adorna i capelli del nostro, occhiaie lucide e ghigno funesto. Forse questa è la cosa che maggiormente si nota nel film di Burton, che per una volta purtroppo sbaglia il colpo. Il virare del suo cinema nella tragedia, non giova ad una storia che fin da subito si pone fuori dalla regola della verosimiglianza, con il sangue di colore arancione che cola dal cielo grigio di una Londra sordida per poi riempirne le fogne. Burton recupera il suo cotè gotico da fiaba horror, ma questa volta la trama non c’è, e il musical è solo un pretesto, con attori che per altro non sembrano affatto tagliati per questo genere di film.
DAZEROADIECI:: 5
DONATA SALADONATA SALA