Una barca che naviga in mezzo al mare, trasportando una foresta, Gondry impiega tutto il film per terminare quest’invenzione,
Stephane impiega lo stesso tempo a costruire il suo amore. Come la barca dispersa nel mare, Stephane è un cittadino
disperso nel mondo. All’arrivo a Parigi porta nel suo animo una foresta con zone di luce e di ombra, di sogni e di
incertezze. Ragazzo, perso nel suo fantasticare, sospeso tra le nuvole e la creatività, trasporta brandelli di sogno nella
vita per mezzo di fatue invenzioni. Si serve di scarti della moderna società consumistica per riscoprire la genuinità
infantile. Ne è un esempio “Golden the pony boy”, dimenticato e in fin di vita, viene rianimato da Stephane e Stephanie e
trasformato in mezzo di trasporto che li porterà all’amore sognato. E come ricreare l’acqua? Facendo vibrare cartine di
caramelle, variopinte e infantili, in cellophane. Con un vorticoso salto temporale, l’acqua, il più antico elemento del
nostro pianeta, è raffigurata da uno dei materiali più moderni e dannosi per l’ambiente: il cellophane (inventato nel 1908
da Jacques Edwin Brandenberger, è un film sottile e trasparente costituito da idrato di cellulosa, prodotto dell’industria
chimica, biodegradabile in più di 500 anni!).
Gondry fa ricorso a materiali “poveri” come scarti industriali o plastica con l’intento di evocare gli istinti incontaminati
dell’animo, dopo averne negato i conformismi legati all’utilizzo.
Germano Celant, il critico d’arte al quale si deve il nome di “arte povera”, nel 1967 afferma che essa si esprime “nel
ridurre ai minimi termini, nell’impoverire i segni , per ridurli ai loro archetipi”.
Attraverso le mani dei personaggi de “L’arte del sogno”, Gondry compone a scopo ludico opere naif su frammenti di ambiente
naturale e, per mezzo di esse, critica uno stile di vita che col passare del tempo diventa sempre più artificiale. In un
film confezionato sulla dimensione onirica e intima dell’animo, denuncia attraverso l’utilizzo dell’arte povera il
maltrattamento verso la natura.
Gilardi nell’opera del ‘67 Tappeti-Natura (sculture in poliuretano espanso, di forma rettangolare, che riproducono scenari
naturali: prati, giardini, sottoboschi, spiagge e greti di fiume), già poneva l’attenzione su questo tema. Una natura
rivisitata in chiave sintetica, come per attualizzare la materia e sensibilizzare l’uomo e la sua percezione del mondo
verso un cambiamento epocale che coinvolge l'ambiente.
Stephane e Stephanie infine, salpano e difendono la loro foresta fatta di luci ed ombre da un mare di plastica.