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Titolo originale: Cassandra's Dream
Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Montaggio: Alisa Lepselter
Musica: Philip Glass
Fotografia: Vilmos Zsigmond
Interpreti principali: Ewan McGregor, Colin Farrell, Peter Hugo-Daly, John Benfield, Clare Higgins, Ashley Medekwe, Andrew Howard, Hayley Atwell, Sally Hawkins.
Origine : Gran Bretagna, USA, 2007
Durata: 108'
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Due fratelli squattrinati, Farrell impasticcato, alcolizzato e col vizio del gioco, McGregor superficiale e cinico, chiedono
aiuto allo zio ricco che però è nei guai con un testimone che potrebbe farlo finire dritto in galera. E allora i soldi
arrivano se il testimone scompare o tace per sempre. Ma niente appare e rimane come si mostra. Woody Allen insiste nel
cercare l’ispirazione tra le atmosfere londinesi, rielabora un incipit che calzerebbe ad una delle sue commedie tipiche e
realizza un film in bilico tra il ritratto sociale e la decadenza tragica. La profezia di Cassandra ( Cassandra’s
dream è il titolo originale del film ma anche il nome della barca dei due fratelli), che dalla mitologia greca è
portatrice di sventure, si respira già nelle sequenze iniziali fredde, tese, sospese. Allen vuole raccontare, dopo
Match Point, una nuova declinazione dell’ambiguità, della coscienza, della responsabilità e del valore della
scelta, questa volta, però, è più frenetico, forse più disordinato o semplicemente meno calligrafico. L’assurdo e il
grottesco vanno a braccetto, le tonalità sono cupissime e il senso di tristezza si estende in ogni inquadratura, anche la
più sensuale. E questa volta il castigo c’è. Un film perverso, ombroso, a tratti disperato.
DAZEROADIECI:: 7,5
MATTEO MAZZA
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Dopo l’intervallo comico (o meglio tragi-comico) e mediocre di Scoop, Woody Allen torna sulle scene con un’altra
tragedia londinese. Questa volta il protagonista si sdoppia simbolicamente nella coppia dei fratelli speculari (persino
fisicamente) Terry (Colin Farrel), debole ed emotivo e Ian (Ewan McGregor), cinico, ambizioso e pressoché impassibile; di
fronte alla prospettiva del riscatto sociale tanto agognato, si troveranno “costretti” ad uccidere. L’autore statunitense
confeziona un altro tassello cupo e plumbeo della sua personale riflessione sulla dicotomia volontà umana-Fortuna/Caso, ma,
se possibile, ancora più essenzialmente ed intrinsecamente tragico e sofferto (e in questo senso più umano, se umano è
colui che prova pathos, cioè sentimenti ed emozioni) del precedente Match Point. Se in quest’ultimo, infatti,
il personaggio principale (strutturalmente più simile a Ian) riusciva a “farla franca”, sicuramente grazie alla Fortuna (in
linea con la tesi del film), ma forse anche per la sua imperturbabilità di fondo, in Sogni e delitti è proprio l’ossessione
dostojevskiana per il senso di colpa di Terry che porterà alla rovina i due assassini, in un finale degno della tragedia
greca classica. In una struttura in cui forma e contenuto si rispecchiano, al meccanismo razionalmente perfetto,
impeccabile e senza sbavature della prima opera, messo in atto sia dall’omicida, sia dal regista-sceneggiatore, si
contrappone nel secondo lungometraggio un congegno più debole, più disordinato e quindi più umanamente sentito (piuttosto
che controllato), presente sia nello script che nell’agire dei due uccisori.
DAZEROADIECI:: 7,5
BARBARA ARONICA
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