Un Martin Scorsese in bianco e nero e occhiali retrò ci apre le porte del Beacon Theatre di New York. Location elegante,
pubblico patinato e siparietto ex-presidenziale – Bill Clinton in persona presenta i cinque allegri ragazzi ultrasessantenni
– incorniciano l’Evento: i Rolling Stones suonano per noi circa un’ora e mezza e la macchina da presa, mobilissima e
sinuosa, registra gli ancheggiamenti pelvici e i salti di Jagger, balza sugli assoli di Keith Richards ghigno sbilenco e
coglie furtiva e impietosa i sospiri di stanchezza di un Charlie Watts, vagamente allucinato, che sembra dire
ma-che-ci-faccio-io-qui. Ci permettono di tirare il fiato brani di materiale d’archivio – storia del gruppo in pillole,
fra risposte non-sense agli intervistatori e arresti per droga – divertenti nel mostrare Mick Jagger ora dalla vista corta
(“Andremo avanti a suonare ancora per un anno”) ora lucidissima Cassandra che non porta sventure (“Come ti vedi a sessant’
anni?” risposta: “Esattamente uguale”). E poi il concerto finisce, seguiamo il cappotto peloso e ondeggiante di Mick, ci
facciamo abbagliare dai flash dei giornalisti e in un attimo la soggettiva diventa un travelling effettato che sale,
abbraccia case, palazzi, luci in un vorticoso e incessante movimento ascensionale, su, su, fino alla luna.
DAZEROADIECI:: 7/8
MARTA LECCA