
Per il bene dell’economia italiana, per fortuna, c’è ancora qualcuno che compra i baci Perugina e legge avidamente le 
citazione in essi contenuti. Quel qualcuno è Federico Moccia, figlio d’arte, sceneggiatore, autore televisivo, scrittore di
 e per chiara fama e ora regista che di quelle citazioni ci infarcisce il suo film. La storia è tratta dal suo ultimo
 best-seller 
Scusa ma ti chiamo amore che racconta di una lolita che seduce un brillante pubblicitario di 
quarant’anni con plauso di famiglia, amiche e tutti quanti. Insomma scontato, banale, recitato coi piedi, il film di Moccia 
è un vuoto pneumatico in cui girano pubblicitari, ragazzine la cui aspirazione più grande deve essere fare la velina, in cui
 il sesso è l’unica cosa che dà significato alla vita, in cui le donne sopra i vent’anni o sono sgualdrine o sono eccitanti
 come delle marmotte. Moccia si autocita per i lucchetti di Ponte Milvio e compare pure un clone di Zach Efron. Imbarazzante.
 
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