Titolo originale: Romance & cigarettes Regia: John Turturro Sceneggiatura: John Turturro Montaggio: Ray Hubley Musica: Fotografia: Tom Stern Interpreti principali: James Gandolfini, Kate Winslet, Susan Sarandon, Christopher Walken, Steve Buscemi,
Mandy Moore Origine : Usa, 2005 Durata: 115'
Colore
Non si scopre nulla di trascendente, durante i 115 minuti di Romance & Cigarettes, che si arpiona ai temi classici
della labilità umana: la difficoltà di vivere, il tormento dell’amore (e della gelosia) corrisposto e non, il confronto con
la morte, il rigetto sociale e la fatica della parola. Ma la formula che John Turturro trova per raccontare la medio-bassa
quotidianità di Brooklin è vivace e ficcante. Il film carbura presto, e impone la sua impostazione da semi-musical surreale
e bastantemente kitsch a uno spettatore che vi si adegua senza grande fatica e con soddisfazione. Anche perché tra il trash
strisciante di una sessualità esibita con garbo e un po’ di sana violenza made in Usa, si ride abbondantemente. Per il
resto, storie di dimorfismo sessual-filosofico, di incomprensione, di gioventù sbandata, di piccoli e preziosi sentimenti.
La macchina gira, la sceneggiatura tiene, e anche quando arriva un finale non molto originale, che accantona il musical per
farsi più piano, non si perde il gusto della visione. SAMUEL COGLIATI
Per Turturro Romance and cigarettes stanno come amore e morte, visto che si parla di amore e tradimento e morte
finale per tabagismo di uno dei componenti del triangolo. Ma la traslazione linguistica ha il suo significato: si dice
romance e non amore perché trattasi non di amor cortese ma di melodramma, di metacinema, di musica e di espressione dei
sentimenti attraverso i mezzi innaturali della lirica o del musical; sigarette perché non solo di tragico accadimento
esistenziale si tratta bensì anche di piacere, sesso, trasgressione, pericolo; e il cerino che dovrebbe accendere le
sigarette qui accende lo schermo di fiamme di passione e di rischio. Prendere o lasciare. Personalmente non sono un fan
del genere musicale, e il tutto mi è sembrato un pasticcio greve, superfluo e kitsch (oltre le intenzioni già kitsch
dell’autore), malgrado qualche bella immagine (la Winslet sott’acqua) e qualche bella canzone (bella forza, pescando nello
sterminato mare della pop music americana – e non solo); dove gli attori annaspano cercando di recitare tra un numerillo
musicale e l’altro. MAURO CARON