Lontana da un utilizzo passivo della tecnologia, la video arte si serve del mezzo per precise finalità comunicative e non si ferma ad una pura documentazione della realtà. La sua capacità di intervenire sul reale e sulla sua percezione si traduce nella messa in discussione della posizione assoluta dello spettatore. Questo avviene in particolare nelle opere interattive. Ne è un esempio l'installazione a circuito chiuso ideata da Dan Graham nell’opera del 1974 “Present Continuos Past(s)”, in cui il pubblico era ripreso e mostrato nella sala successiva in falsa diretta, con un ritardo di otto secondi. In questo caso soggetto e fruitore corrispondono.
Nei panni di un cameraman, Lars von Trier mostra la sua immagine riflessa per rendere consapevole lo spettatore del suo
ruolo, per colmare negli individui il distacco che si crea, durante la visione di un film, tra il proprio essere e le
vicende raccontate. Rovesciando il principio di immedesimazione, ricercato da molti registi. La sua opera esce dallo schermo
e coinvolge gli spettatori in prima persona. Il film non vive per se, ma vive una diversa fisionomia in ogni sala
cinematografica in cui è trasmesso. L’attenzione verso la trama non cala, nonostante gli sberleffi che il regista tende
allo spettatore (voce fuori campo e citazioni autoreferenziali), ma sono proprio questi momenti che differenziano il film
da una semplice commedia. Quando il “grande capo” e il vero proprietario della società si trovano al cinema “in campo
neutro” si raggiunge l’apice del meccanismo. Il “campo neutro” è per loro un luogo al di fuori dalla commedia recitata ai
dipendenti, ma diventa il luogo in cui gli spettatori prendono parte in prima persona allo spettacolo. Attori e spettatori
si guardano in faccia, in controcampo. Il grande schermo si trasforma in uno specchio in cui ognuno vede proiettata la
propria immagine. La sala cinematografica potrebbe essere la rappresentazione vista dai protagonisti del film; l’opposto è
certamente vero. Più volte utilizzata, in precedenza, nella cinematografia, questa inquadratura assume nel film di Lars
von Trier una maggiore ricchezza di significato.
Rimandare alla società le immagini della società stessa è un meccanismo di successo soprattutto in Tv, ne sono un esempio estremo ed attuale i reality show in cui gli spettatori vogliono vedere rispecchiata e celebrata la propria quotidianità.
La video arte ha infatti in più occasioni messo in discussione i meccanismi televisivi che si avvalgono dei medesimi mezzi tecnologici, ma solo in rari casi la video arte è riuscita a raggiungere con questo punto di vista critico la diffusione: è riuscito a farlo Lars Von Trier, in un film che penetra fortemente nell’intimità dello spettatore.